AFRICA/COSTA D’AVORIO - Situazione ancora bloccata mentre l’Unione Europea adotta delle sanzioni contro Gbagbo

martedì, 21 dicembre 2010

Abidjan (Agenzia Fides)- “La situazione politica è bloccata e le sanzioni decise dall’Unione Europea e dall’ONU sembrano avere l’effetto, almeno per il momento, di rafforzare la determinazione del campo di Gbagbo, a rimanere fermo nelle proprie posizioni” dice a Fides una fonte della Chiesa locale da Abidjan, la capitale amministrativa della Costa d’Avorio, dove continua il confronto tra il Presidente uscente Laurent Gbagbo (che afferma di aver vinto il ballottaggio presidenziale del 28 novembre) e Alassane Ouattara, Presidente riconosciuto dalla comunità internazionale (vedi Fides 16/12/2010). L'Unione Europea ha deciso il 20 dicembre di negare i visti d’ingresso nel territorio dell’Unione a Gbagbo e a 18 membri del suo entourage, tra cui sua moglie, mentre gli Stati Uniti e l'ONU stanno predisponendo sanzioni simili.
Dopo gli scontri tra i reparti dell’esercito (che è rimasto fedele a Gbagbo) e i sostenitori di Ouattara (tra i quali vi sono gli ex guerriglieri delle Forze Nuove, che controllano il nord del Paese), “la situazione è calma” riferisce la nostra fonte. “La popolazione di Abidjan ha ripreso lentamente la vita ordinaria, anche se le attività lavorative sono ridotte e la polizia presidia in forze le vie della città”.
Finora la crisi ha avuto un aspetto politico, ma gli attacchi contro alcune moschee denunciati da un’associazione di giovani musulmani rischia di introdurre anche un aspetto religioso, che i leader religiosi cristiani e musulmani hanno cercato di evitare. Secondo un comunicato pervenuto a Fides della “Convergence de la Jeunesse Islamique en Côte d’Ivoire" , "le forze dell’ordine hanno attaccato con gas lacrimogeni e razzi durante la preghiera di venerdì 17 dicembre, i luoghi santi ad Abobo, la Grande Moschea di Williamsville e la Moschea Fama Sylla di Grand-Bassam”. Secondo il comunicato vi sarebbero stati alcuni morti e diversi feriti.
“Occorre evitare che lo scontro politico assuma una dimensione religiosa, perché la crisi rischia di infiammare il Paese” conclude la nostra fonte. (L.M.) (Agenzia Fides 21/12/2010)


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