AFRICA/SUDAN - Elezioni: riconfermati il Presidente del Sudan, Omar Al Bashir, e il Presidente del governo autonomo del sud Sudan, Silva Kiir.

martedì, 27 aprile 2010

Khartoum (Agenzia Fides)- Le elezioni sudanesi confermano al potere i due “uomini forti” del Paese, il Presidente del Sudan, Omar Al Bashir, e il Presidente del governo autonomo del sud Sudan, Silva Kiir.
Al Bashir ha ottenuto il 68% dei 10 milioni di voti espressi, mentre nel sud Kiir è stato riconfermato alla Presidenza con il 93% dei voti. Il risultato era largamente prevedibile perché Al Bashir e Kiir avevano raggiunto un accordo informale in base al quale il primo non ostacolava la rielezione del secondo nel sud Sudan, mentre Kiir ritirava il proprio candidato alla Presidenza del Sudan e non presentava propri candidati locali nelle regioni del nord, il feudo elettorale del Capo dello Stato.
Diverse organizzazioni internazionali ed alcuni partiti dell’opposizione hanno denunciato brogli e irregolarità nelle votazioni, ma altri osservatori internazionali hanno sottolineato che non ci sono stati scontri né violenze gravi durante i cinque giorni delle elezioni, svoltesi in modo apparentemente pacifico. Per questi motivi l’ex Presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter, e la sua squadra di osservatori elettorali hanno accettato sostanzialmente i risultati, anche se hanno rilevato gravi irregolarità nel voto ed hanno dichiarato che le elezioni non soddisfano le “norme internazionali”.
Secondo alcuni esperti di questioni sudanesi, al di là dell’esistenza di possibili brogli, Al Bashir gode comunque di un seguito popolare grazie al miglioramento delle condizioni di vita in alcune aree del Paese, grazie ai proventi del petrolio, i cui maggiori giacimenti, però, si trovano nel sud Sudan o in aree ancora contese tra nord e sud Sudan.
Il futuro del Paese appare incerto per almeno due motivi: il mandato di cattura emesso dalla Corte Penale Internazionale (CPI) nei confronti del Presidente Al Bashir, accusato di crimini contro l’umanità commessi nel Darfur, e il referendum sull’indipendenza del sud Sudan, che dovrà tenersi nel 2011.
Al Bashir non può recarsi all’estero (salvo in alcuni Paesi del Medio Oriente e dell’Africa) perché corre il rischio di essere arrestato ed estradato all’Aja (sede della CPI). Per quanto riguarda il referendum, il risultato delle ultime elezioni dimostra che il Paese è già diviso politicamente tra il nord governato da Al Bashir ed il suo partito, ed il sud amministrato dal SPLM (Movimento di Liberazione del Sud Sudan). Le due parti per ora collaborano nello sfruttamento del petrolio (che viene esportato dai terminali di Port Sudan, nel nord). Se, come probabile, il sud diventasse indipendente si aprirebbe un confronto sulla ripartizione delle risorse petrolifere (oltre che delle acque del Nilo, argomento al quale sono interessati gli egiziani). L’indipendenza del sud Sudan è inoltre temuta dagli altri Paesi africani, che temono un effetto “a cascata” su altre regioni del continente che potrebbero rivendicare l’indipendenza. (L.M) (Agenzia Fides 27/4/2010)


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