AFRICA/SUDAN - "La guerra è un tentativo di sottomettere la popolazione": Conferenza dei giovani sudanesi

mercoledì, 20 marzo 2024

Khartoum (Agenzia Fides) – Più di 160 giovani sudanesi si sono riuniti dal Sudan, dal Sud Sudan, dall'Uganda, dal Kenya, dall'Etiopia, dal Ciad e dall'Egitto per creare una Rete per trovare una soluzione definitiva al conflitto in corso in Sudan.

Fornire aiuti umanitari alle regioni colpite, sostenere il coinvolgimento dei giovani nei processi politici civili e definire il percorso della giustizia di transizione sono gli altri obiettivi dei membri della costituenda Rete giovanile sudanese oltre a quello di porre fine alla guerra e stabilire una trasformazione civile democratica in Sudan.

“La rete si impegnerà, in una prima fase, con tutti gli attori in patria e all'estero che stanno lavorando per fermare la guerra in Sudan”, cita una dichiarazione di un membro partecipante il quale ha puntualizzato che la rete si concentra sugli attori interni "perché cercare una soluzione esterna e ignorare le voci interne sta ostacolando il processo di pace".

"Ci impegneremo anche con organi umanitari e i giovani nelle aree come Jebel Marra, Sud Kordofan e Sudan orientale che sono controllate dai movimenti armati, per coinvolgerli nei nostri sforzi per fermare la guerra". Nel corso della conferenza si è inoltre discussa la questione dell'incontro con le Forze Armate Sudanesi (SAF) e le Forze di Supporto Rapido (RSF). “Più dura la guerra, più è probabile che una soluzione diventi più complicata”.

“Far sentire la voce dei giovani contro coloro che hanno iniziato la guerra e che desiderano che essa continui” è quanto ha fermamente sostenuto Mohieldin Omar, consigliere dell'ambasciatore statunitense in Sudan, che ha dichiarato ai partecipanti che "qualsiasi iniziativa politica che escluda i giovani non avrebbe legittimità e non riceverebbe il sostegno degli Stati Uniti".

Omar ha ribadito l'impegno degli Stati Uniti a sostenere le iniziative di pace, a ripristinare una governance civile democratica in Sudan e a facilitare la distribuzione degli aiuti umanitari. Ha sottolineato la recente nomina di un inviato speciale in Sudan come prova di questo impegno, aggiungendo che l'inviato "partirà presto per un tour regionale per promuovere gli sforzi di pace".

“Il Sudan si trova di fronte a due opzioni dopo la guerra: ricostruirsi su nuove fondamenta o non avere un Sudan – ha dichiarato un docente universitario presente all’incontro. Questa guerra deve essere un punto di svolta, - prosegue - in modo da poter guardare ai nostri problemi da angolazioni nuove e diverse”. Il professore ha concluso con la convinzione che i giovani siano i più qualificati per guidare questa trasformazione. “Il successo dell'organizzazione di questa conferenza, che ha unito giovani sudanesi di diversa estrazione, dovrebbe essere considerato un evento significativo nella storia politica sudanese e mondiale”.

L’incontro della durata di quattro giorni si è tenuto a Entebbe, Uganda.

Il conflitto è scoppiato il 15 aprile 2023 tra l’esercito regolare (Sudan Armed Forces, SAF), guidato da Abdelfattah Al-Burhan, e le forze di supporto rapido (Rapid Support Forces, RSF) guidate da Mohammed Hamdan Dagalo (vedi Agenzia Fides 17/4/2023).

(AP) (Agenzia Fides 20/3/2024)


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