ASIA/INDONESIA - La “legge sulla blasfemia” resta in vigore: un’arma contro le minoranze?

mercoledì, 21 aprile 2010

Giacarta (Agenzia Fides) – “Il percolo è che la legge sulla blasfemia venga usata per colpire alcune sette islamiche come quelle degli ahmadi. E che, vista l’interpretazione estensiva del concetto di blasfemia, possa essere utilizzata, in futuro per colpire altre minoranze religiose”, nota in un colloquio con l’Agenzia Fides una fonte nella Chiesa indonesiana, commentando la recente sentenza della Corte Costituzionale. Ieri la Corte ha confermato la legittimità della “legge sulla blasfemia”, rigettando il ricorso presentato da alcune Ong, attivisti per i diritti umani e gruppi di intellettuali, anche musulmani. La Corte ha ritenuto che la norma (risalente al 1965) “sia ancora necessaria per prevenire qualsiasi pratica di culto deviato”.
La sentenza, afferma la fonte di Fides, “è stata dettata più dalla paura che dalla fiducia nella verità. I gruppi fondamentalisti islamici temono che, abrogando norme di tal genere, si voglia mettere in discussione l’autentico islam. Ma il punto è che su tali materie di carattere religioso o relative all’ortodossia di una fede, non può e non deve essere lo stato a legiferare”. Di qui il ricorso inoltrato alla Corte, che è stato appoggiato e condiviso in ambienti cristiani indonesiani.
Nota la fonte di Fides: “Se la vicenda del ricorso è stata seguita con passione dai gruppi fondamentalisti islamici, contrari all’abolizione della norma, i mass-media non hanno le dato grande risalto. Il paese e l’opinione pubblica si stanno focalizzando sulla questione della corruzione, e sullo scandalo che sta investendo le istituzioni. Credo che, per ora, non cambierà nulla nelle relazioni interreligiose nel paese”. (PA) (Agenzia Fides 21/4/2010)


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