AFRICA/SUDAN - Strada in salita per le elezioni sudanesi: il maggior partito d’opposizione del nord annuncia il boicottaggio mentre gli ex ribelli si presentano solo al sud

giovedì, 8 aprile 2010

Khartoum (Agenzia Fides)- Si avvicina la data delle elezioni presidenziali, legislative e regionali sudanesi (11-13 aprile) e diversi partiti d’opposizione annunciano il boicottaggio della consultazione elettorale. Ieri, 7 aprile, il partito Umma, il maggior partito di opposizione del nord Sudan, ha annunciato il boicottaggio delle elezioni a tutti i livelli, nazionale e regionale. Secondo un comunicato del partito, la decisione del boicottaggio deriva dalla mancanza di adeguate garanzie per assicurare il corretto svolgimento delle elezioni. L’Umma aveva chiesto al Comitato Nazionale Elettorale garanzie per assicurare la neutralità dei mass media e il libero accesso da parte di tutti i partiti ai mezzi di comunicazione. Si chiedevano inoltre fondi governativi per la campagna elettorale delle diverse formazioni politiche e il divieto dell’uso non controllato di mezzi e risorse del governo per tutti i partiti, un sistema per controllare e regolare i finanziamenti elettorali, che non deve superare, secondo la richiesta del partito Umma, un determinato tetto.
Anche altri due partiti d’opposizione hanno annunciato il boicottaggio totale delle elezioni, l’Umma Riforma e Rinnovamento e il Partito comunista.
Il maggior partito del sud Sudan, il Movimento di Liberazione del Popolo Sudanese (SPLM, gli ex ribelli), invece ha deciso di presentarsi nelle regioni meridionali, dove controlla l’amministrazione autonoma creata dall’Accordo Inclusivo di Pace (CPA), firmato a Nairobi nel 2005, che ha messo fine alla guerra civile nel sud del Paese.
L’SPLM ha ritirato il suo candidato alla Presidenza del Paese, una decisione che diversi commentatori considerano propedeutica alla prevista secessione del sud del Sudan, derivante dalla più che probabile vittoria dei sostenitori dell’indipendenza del meridione nel referendum del 2011, anche questo previsto dall’accordo di pace.
Nel Darfur, la regione occidentale del Paese dal 2003 teatro di una guerra civile (anche se negli ultimi mesi si sono succeduti alcuni accordi parziali di pace), la missione degli osservatori dell’Unione Europa dispiegata per monitorare le elezioni ha lasciato la regione per “l’impossibilità”di svolgere il proprio lavoro in un clima di guerra civile, secondo quanto dichiarato da un portavoce. (L.M.) (Agenzia Fides 8/4/2010)


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