AFRICA/SOMALIA - Grandi manovre geopolitiche intorno alla Somalia mentre Mogadiscio vive nell’attesa dell’offensiva governativa

lunedì, 22 marzo 2010

Mogadiscio (Agenzia Fides)- La capitale somala Mogadiscio vive nell’attesa dell’annunciata offensiva delle truppe governative contro le milizie Shebaab, considerate vicine al Jahdismo internazionale. All’offensiva dovrebbe partecipare anche il contingente dell’Unione Africana in Somalia (AMISOM), formato da truppe ugandesi e burundesi. Di recente sono arrivati a Mogadiscio altri mille soldati ugandesi per rafforzare la missione africana, che conta circa 5mila uomini.
L’azione militare ha l’avallo degli Stati Uniti e dell’Unione Europea che hanno avviato un programma per addestrare a Gibuti una parte dei soldati somali. Secondo fonti della stampa americana inoltre, le forze speciali statunitensi sarebbe inviate in Somalia in appoggio all’offensiva che mira a riprendere le aree di Mogadiscio, che sono in mano alle milizie Shebaab.
Un recente rapporto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite mette in dubbio però l’efficacia delle truppe del governo guidato da Sheikh Sharif. Il documento afferma che le milizie governative sono minate dalla corruzione e dall’inefficienza, al punto che i soldati non ricevono le razioni quotidiane di cibo (che sono rivendute al mercato nero) e sono costretti a vendere armi e munizioni agli Shebaab per sopravvivere.
La Somalia inoltre si trova al centro di complesse manovre geopolitiche delle potenze vicine e di quelle extra-africane. Eritrea, Etiopia e Kenya (gli ultimi due Paesi hanno minoranze somale che vivono nel proprio territorio) cercano di evitare che l’instabilità somala si allarghi ai loro Paesi, e nello stesso tempo combattono una guerra per interposta milizia somala per il controllo del Paese.
Secondo la stampa keniana, che cita un rapporto del gruppo di monitoraggio dell’ONU per la Somalia, a Isiolo sono basati 2.500 somali che hanno ricevuto un addestramento militare da parte keniana su richiesta del Presidente Sharif. I giovani sono stati reclutati in Somalia (a Juba) e nel nord-est del Kenya, compresi i campi per rifugiati somali. È nata però una controversia su dove impiegare questa milizia: il governo di Nairobi la vuole dispiegare al confine tra Somalia e Kenya per impedire le infiltrazioni degli Shebaab; Somalia ed Etiopia invece chiedono di dispiegarla a Mogadiscio in supporto all’annunciata offensiva governativa
Le potenze esterne, Stati Uniti, Unione Europea e Stati asiatici come Cina ed India, mirano al controllo del Golfo di Aden e dello stretto di Bab el Mandeb, vie d’acqua strategiche per i commerci mondiali e gli approvvigionamenti energetici di Europa ed Asia. Iran e Israele sembrano inoltre aver trasferito le loro tensioni nell’area. Di recente Israele e Kenya hanno concluso un patto antiterrorismo, mentre vi sono voci di un possibile avvicinamento israeliano al Somaliland (la regione settentrionale somala che si è autoproclamata indipendente del 1991), che controlla lo strategico porto di Berbera, ex base sovietica e poi americana durante la guerra fredda. L’Iran a sua volta avrebbe avviato contatti con i governi locali per aver accesso ai porti della zona.
Sullo sfondo rimane infine la probabile presenza di vasti giacimenti di petrolio in una vasta aree marittima che va dalle coste somale a quelle del Mozambico, un fatto confermato pure dalle mappe dei fondali della zona elaborate a suo tempo dalla marina sovietica per i propri sottomarini. (L.M.) (Agenzia Fides 22/3/2010)


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