AFRICA/CONGO RD - Visita del Presidente turco a Kinshasa: la diplomazia congolese è a “tous azimuts”

martedì, 16 marzo 2010

Kinshasa (Agenzia Fides)- La Repubblica Democratica del Congo sta sviluppando un’azione diplomatica a tutto campo, anche per uscire dall’isolamento degli anni della guerra 1998-2003.
Questa azione si sviluppa lungo diverse linee. La prima riprende e rilancia, possibilmente su basi più equilibrate, la tradizionale collaborazione con le potenze occidentali (Stati Uniti, Belgio e Francia, in particolare). La seconda direzione è quella verso le potenze emergenti extraeuropee, come Cina, India e Turchia. La terza mira infine a rafforzare la collaborazione con i Paesi africani, in particolare con gli Stati limitrofi.
La visita a Kinshasa, il 14 e 15 marzo, del Presidente della Turchia, Abdullah Gül, mira a rafforzare la collaborazione tra i due Paesi. La Turchia ha da tempo avviato una politica di apertura all’Africa e guarda con molto interesse alla RDC, un Paese ricchissimo di risorse naturali ma povero di infrastrutture. Le aziende turche guardano quindi con molto interesse alle possibilità economiche che si possono aprire nel potenzialmente ricco mercato congolese. Infatti, nella delegazione turca vi sono oltre 150 imprenditori e uomini d’affari. Kinshasa, dal suo canto, è alla ricerca di nuovi partner economici, con i quali bilanciare la preponderante presenza occidentale.
Il Presidente turco e il suo omologo congolese, Joseph Kabila, hanno firmato un “Memorandum d’intesa relativo alla creazione di un meccanismo di consultazione politica”.
Il documento prevede la tenuta di consultazione regolari (da tenersi alternativamente a Kinshasa e ad Ankara, oppure in Paesi terzi in occasioni di forum internazionali) su una serie di tematiche: politiche, economiche, diplomatiche, culturali, tecnologiche e scientifiche.
La RDC infine aprirà un’ambasciata ad Ankara, mentre la Turchia dispone da tempo di una propria rappresentanza diplomatica a Kinshasa.
Oltre allo sviluppo economico, la principale preoccupazione del governo congolese, è il consolidamento della pace e della sicurezza in un Paese le cui province orientali sono ancora insicure per la presenza di diversi gruppi di guerriglia. La formazione di un esercito unificato e di una forza di polizia civile sono tra le priorità delle autorità congolesi, appoggiate da una serie di partner internazionali. Tra questi vi sono gli Stati Uniti, che stanno formando a Kisangani un battaglione di elite, che dovrebbe diventare il primo nucleo di un esercito professionale e, si spera, rispettoso dei diritti umani, e l’Unione Europea che contribuisce alla formazione degli ufficiali militari e alla creazione di un nuovo corpo di polizia civile. A metà marzo anche la Cina ha firmato con Kinshasa un accordo di collaborazione militare, incentrato in particolare sull’addestramento militare.
Il ritorno della pace nelle province orientali dipende però soprattutto da un accordo con i Paesi limitrofi. Il raggiungimento di un accordo per la liberalizzazione dei movimenti di persone, beni e capitali tra i quattro Paesi che costituiscono la Comunità Economica dei Paesi dei Grandi Laghi - CEPGL (Burundi, RDC, Rwanda e Uganda) mira appunto a creare le condizioni per superare le cause dell’instabilità dell’area. A patto però, come dicono a Fides i missionari della “Rete Pace per il Congo”, che non diventi una scappatoia per “legalizzare” ufficialmente l’attuale sfruttamento “illegale” delle risorse minerarie della RDC, che è alla base del conflitto e della tragedia congolese. (L.M.) (Agenzia Fides 16/3/2010)


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