AFRICA/SUDAN - “Un accordo significativo, un passo importante per riportare la pace nel Darfur”

mercoledì, 24 febbraio 2010

Doha (Agenzia Fides)- “L’accordo firmato tra il governo sudanese e il JEM è importante perché quest’ultimo è il gruppo militarmente più forte e capace che opera nel Darfur” dice all’Agenzia Fides Vittorio Scelzo che segue per conto della Comunità di Sant’Egidio i negoziati di Doha (Qatar) dove ieri, 23 febbraio, è stato firmato il cessate il fuoco e un accordo quadro da Amin Hassan Omar, capo dei negoziatori sudanesi, e da Ahmed Tugud, leader della delegazione del Justice and Equality Movement (JEM).
“L’accordo rasserena sia il quadro politico interno sudanese sia le relazioni tra gli Stati della regione, anche alla luce del recente accordo tra Ciad e Sudan” afferma Scelzo. “L’accordo tra Khartoum e N’Djamena ha sicuramente impresso una svolta decisiva al negoziato con il JEM perché questo gruppo ha le sue retrovie strategiche in territorio ciadiano”. Nel gennaio 2010 i due Paesi hanno firmato un accordo di “normalizzazione” dei loro rapporti e un protocollo di sicurezza delle frontiere, che prevede il dispiegamento lungo il confine di una forza di 3mila uomini, divisa in parti uguali. Le relazioni tra Ciad e Sudan sono state rafforzate dalla recente visita del Presidente ciadiano Idriss Déby a Khartoum (vedi Fides 9/2/2010)
Le intese di Doha non sono state però firmate dagli altri movimenti che operano in Darfur, tra cui il Sudan Liberation Army (SLA). “L’SLA si è scisso in diverse correnti per cui è difficile arrivare ad una posizione comune tra tutte le sue componenti. Occorre quindi continuare il lavoro negoziale per includere anche questi gruppi” spiega Scelzo. “Non possiamo però pensare che il clima di insicurezza nel Darfur scompaia rapidamente. Il Darfur è un territorio molto vasto e difficile da controllare. Con la fine delle operazioni militari del gruppo di guerriglia più forte, il maggiore problema di sicurezza è costituito dal banditismo che colpisce soprattutto lungo gli assi di comunicazione”.
Secondo notizie della stampa sudanese il JEM, potrebbe raggiungere un accordo politico con il National Congress Party (NCP), il partito del Presidente Omar el-Bashir, in vista delle elezioni politiche che dovrebbe tenersi entro la primavera di quest’anno. “Un accordo tra le due formazioni politiche è possibile perché il JEM è stato creato da persone vicine alla linea politica del governo sudanese, che erano poi entrate in dissidenza. Il JEM inoltre, a differenza dell’SLA, ha un’agenda politica nazionale, mentre l’SLA e gli altri gruppi sono concentrati sui problemi del Darfur” spiega Scelzo. “Per questo motivo l’SLA afferma che l’accordo di Doha non porterà benefici concreti alla regione. In realtà l’intesa, che comunque deve essere perfezionata e completata da accordi futuri, accoglie due richieste avanzata da tutti i gruppi del Darfur: un cambiamento della divisione amministrativa della regione e il pagamento di un indennizzo per le vittime della guerra civile”.
“Credo quindi che l’accordo di Doha sia molto significativo e un passo importante per riportare la pace nella regione” conclude Scelzo.
La Comunità di Sant’Egidio esprime inoltre soddisfazione perché l’accordo di Doha prevede la revoca di più di 100 condanne a morte in Sudan, come richiesto da Sant'Egidio, che da anni è promotrice di una campagna mondiale per l'abolizione della pena capitale. (L.M.) (Agenzia Fides 24/2/2010)


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