AFRICA/SOMALIA - I Paesi vicini temono un’estensione del conflitto somalo alle aree finora risparmiate dalle violenze

lunedì, 1 febbraio 2010

Mogadiscio (Agenzia Fides)- Mentre dalla capitale somala, Mogadiscio, continuano a giungere notizie di nuovi scontri, i Paesi limitrofi esprimono la preoccupazione per una possibile estensione del conflitto ad aree finora risparmiate dalle violenza.
“I gruppi terroristici hanno di recente esteso le loro azioni alle regioni relativamente stabili del Somaliland e del Puntland” afferma un comunicato dell’IGAD (Autorità intergovernativa per lo Sviluppo, che raggruppa 6 Paesi dell’Africa dell’est), pubblicato a margine del Vertice dell’Unione Africana che si tiene ad Addis Abeba (Etiopia).
L’IGAD “fa appello alle autorità del Somaliland e del Puntland di coordinare la loro risposta e di lavorare in stretta unione con il governo di transizione somalo, per far fronte alla minaccia comune rappresentata dagli Shebab e dall’ Hezb al-Islam”. Si tratta dei due gruppi islamisti che si oppongono al governo di transizione (installato a Mogadiscio e riconosciuto dalla comunità internazionale), che controllano buona parte della Somalia centro-meridionale. Il Puntland, regione centro-settentrionale, ha un’amministrazione autonoma dal resto del Paese. Il Somaliland corrisponde al territorio della ex colonia britannica, nel settentrione del Paese, che venne unito alla ex Somalia italiana nel 1960 per formare lo Stato unitario, dissoltosi con la caduta del dittatore Siad Barre nel 1991. Proprio in quell’anno il Somaliland ha proclamato la sua indipendenza, non riconosciuta dalla comunità internazionale. I due territori hanno finora goduto di una relativa pace e stabilità, anche se il Puntland è la base dei pirati che rendono insicuro il Golfo di Aden e un’ampia area dell’Oceano Indiano.
Nel frattempo continuano gli scontri a Mogadiscio dove 12 civili hanno perso la vita e altre 55 persone sono rimaste ferite nel corso di uno scontro a colpi d'arma da fuoco nel distretto di Suqa Holaha, fra i caschi blu dell'Unione Africana e un gruppo di ribelli islamici. (L.M.) (Agenzia Fides 1/2/2010)


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