ASIA/FILIPPINE - Legge marziale a Maguindanao e diffusione delle armi: la Chiesa alza la voce

mercoledì, 9 dicembre 2009

Manila (Agenzia Fides) – L’uso della “Legge marziale” a Maguindanao dev’essere una misura estrema e di breve durata: l’obiettivo è infatti quello di combattere l’impunità e ristabilire lo stato di diritto. Un serio problema da affrontare è la circolazione e la proliferazione delle armi, che acuiscono il problema della violenza, pubblica e privata, a Mindanao. Su questi due nodi fondamentali – la legge marziale e le armi – nei giorni scorsi la Chiesa cattolica filippina ha alzato la propria voce chiedendo il rispetto di principi come la pace, la legalità, la tutela della dignità e dei diritti umani.
La legge marziale nella provincia di Maguindanao, proclamata il 5 dicembre dal governo filippino, serve a combattere una possibile “ribellione armata”, dopo l’arresto di Andal Ampatuan Jr – ritenuto responsabile diretto della strage di Maguindano del 23 novembre, in cui sono morte 57 persone –, di Andal Ampatuan Sr, il “patriarca” del clan, e di numerosi miliziani al servizio del gruppo politico.
Secondo Mons. Colin Bagaforo, Vescovo ausiliare di Cotabato, una misura di impatto era necessaria “per i crescenti pericoli di ordine pubblico e per l’esistenza di veri e propri eserciti privati” che davano ai diversi clan politici un “potere assoluto” nel territorio, a scapito dello stato di diritto – come si è visto nell’episodio alla base della strage, avvenuta perchè un altro esponente politico intendeva registrare la propria candidatura alle elezioni.
Ma come l’Agenzia Fides apprende dalla Conferenza Episcopale delle Filippine,, la Chiesa, pur condividendo la necessità di arginare la violenza, chiede al governo di “agire per la pacificazione e garantire la protezione dei diritti umani nell’area”. Attraverso il suo nuovo Presidente, S. Ecc. Nereo Ochimar, Vescovo di Tandag, sull’isola di Mindanao, la Conferenza Episcopale invita il governo a utilizzare la legge marziale “per breve tempo”, al fine di “evitare abusi di potere e non generare il sospetto che dietro il provvedimento vi sia un’agenda nascosta”. Il Vescovo ha rimarcato che “l’esercizio del potere civile dev’essere orientato alla promozione del bene comune”, sottolineando l’urgenza di “assicurare alla giustizia i responsabili della strage”.
S.Ecc. Mons. Orlando Quevedo, Arcivescovo di Cotabato, che ha la giurisdizione ecclesiastica di Maguindanao, ricordando i tempi bui della dittatura di Marcos, ha messo in guardia: “Quanto più lunga è la legge marziale, tente più saranno le violazioni dei diritti umani”, aggiungendo che la complessa questione di Mindanao, “non può risolversi con lo stato di emergenza”, ma necessita di un ripensamento globale e a lungo termine.
La Chiesa ha anche messo in luce un altro problema: la proliferazione delle armi leggere a Mindanao, che aggrava il clima diffuso di violenza e di “giustizia sommaria”. La diffusione illegale di armi leggere nelle Filippine Sud – si sottolinea – contribuisce infatti all’aumento esponenziale di feriti, morti, violazioni dei diritti umani, alimentando la guerra fra bande rivali. Si calcola che oltre 1,1 milioni di armi illegali, senza licenza, circolino nelle Filippine, in larga percentuale nel Sud. Il punto è che anche i civili hanno iniziato ad armarsi per difendersi dalla violenza imperante.
Secondo il Vescovo di Jaro, Mons. Angel Lagdameo, per limitare il fenomeno, gli Stati Uniti dovrebbero sostenere le Filippine non con aiuti e forniture militari ma con interventi nel campo dell’istruzione, sanità, sviluppo umano. (PA) (Agenzia Fides 9/12/2009 righe 31 parole 312)


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