AFRICA/CONGO RD - Bukavu la cronologia di una tragedia. Verso una nuova guerra in Congo?

sabato, 5 giugno 2004

Bukavu (Agenzia Fides)- Bukavu è una città di mezzo milione di abitanti, capoluogo del Sud-Kivu, situata sul lago Kivu, a poca distanza dalla frontiera con il Rwanda, che si trova al centro di una nuova tragedia congolese, della quale presentiamo una breve sintesi cronologica.
Il 24 maggio il vice-segretario dell’ONU per le operazioni di mantenimento della pace Jean-Marie Guéhenno, salutava a Bukavu i progressi registrati nella realizzazione delle istituzioni della Transizione ma denunciava che i gruppi armati “continuano a rappresentare una minaccia per la popolazione”.
La sera del 26 maggio, iniziavano combattimenti con armi leggere e mortai a Bukavu, nel quartiere di Nguba, tra il nuovo esercito unificato ed elementi dell’ex-ribellione filoruandese (RCD-Goma), guidati dal col. Jules Mutebusi, ex-vice-comandante della regione militare, sospeso dalle sue funzioni nel marzo scorso per ammutinamento. Per giustificare il proprio operato, Mutebusi denunciava uccisioni di diversi civili Banyamulenge, tutsi di origine rwandese che da decenni vivono in Congo. Un elicottero da combattimento della MONUC (Missione delle Nazioni Unite in Congo) interveniva e apriva il fuoco su una postazione di militari dissidenti a Bukavu e lanciava loro un ultimatum perché si ritirassero nel loro quartier generale. L’Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati segnalava che più di un migliaio di Congolesi hanno traversato la vicina frontiera con il Rwanda, rifugiandosi a Cyangugu. Tra il 26 e il 28 vengono uccise almeno 27 persone, fra cui sei civili.
Sabato 29 maggio alle 6 di mattina scade l’ultimatum della Monuc agli ammutinati perché si consegnino e gettino le armi. Quasi tutti i militari dissidenti si acquartierano in cinque punti della città, controllati dalla Monuc, ma non consegnano le armi. Acqua e corrente elettrica vengono ridate alla città. Mutebusi però non si ritira, dichiara di voler proteggere i banyamulenge e accusa i militari regolari del gen, Félix Mbuza Mabe di averne uccisi molti. Nella notte del 29, nei dintorni di Kalehe, a 60 Km a nord di Bukavu, un osservatore militare della Monuc viene ucciso da uomini armati non identificati . Lunedì 31 maggio, i militari dissidenti si trovano a una ventina di km da Bukavu. La presidenza della RDCongo dichiara che gl’incidenti di Bukavu non inficeranno la sua volontà di proseguire nel processo di transizione avviato nell’aprile 2003. I combattimenti continuano nella regione di Bukavu. L’aeroporto di Goma viene chiuso per diverse ore . L’ONU afferma che i militari dissidenti di Nkunda si sono impegnati a rispettare un cessate-il-fuoco immediato e unilaterale e a interrompere l’avanzata verso Bukavu, dove gli uccisi dall’inizio dei combattimenti hanno ormai raggiunto la cinquantina. Ma in prima serata i combattimenti riprendono, per circa due ore, a Miti, località situata tra Bukavu e il suo aeroporto. Martedì 1° giugno: dopo una notte calma, l’esercito lancia un’offensiva contro i soldati dissidenti, appostati a 7 km a sud dell’aeroporto e a 23 km dalla città. I militari dissidenti respingono l’offensiva e avanzano di 7 km in un sol giorno, giungendo a 16 km dalla città. L’esercito regolare annuncia un cessate il fuoco.
Una rete di associazioni della società civile afferma che quella che viene presentata come un’insurrezione del comandante Mutebutsi a Bukavu non è che “l’inizio di una grande offensiva della nuova ribellione che si chiama “Fronte per la liberazione dell’Est del Congo” (FLEC)”. Il ramo militare del movimento comprenderebbe ufficiali noti per le violazioni massicce di diritti umani da essi compiute. I capi militari del movimento sarebbero ufficiali superiori dell’esercito rwandese, finanziati da un libanese. “Se queste informazioni trovassero conferma, questo movimento sarebbe un vero pericolo per la pace e la sicurezza in Africa centrale” affermano fonti della società civile di Bukavu. (L.M.) (Agenzia Fides 5/6/2004 righe 47 parole 606)


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