EUROPA/SPAGNA - Dichiarazione dei Vescovi sulla “Bozza di legge sull’aborto”: “Parliamo a favore di una società che ha il diritto di contare su leggi che non confondano l’ingiustizia con il diritto”

venerdì, 19 giugno 2009

Madrid (Agenzia Fides) - La Commissione Permanente della Conferenza Episcopale Spagnola (CEE) ha celebrato la sua CCXIII riunione a Madrid, il 16 e 17 giugno, dedicando gran parte dei lavori all’analisi della “Bozza di legge sull’aborto”, che il Consiglio dei Ministri ha reso nota lo scorso 4 maggio. Come frutto della riflessione è stata pubblicata la “Dichiarazione sulla Bozza di legge sull’aborto: l’attentato alla vita dei nascituri convertito in ‘diritto’”. Secondo i Vescovi, se la bozza in questione diventasse legge comporterebbe “una seria retrocessione nella protezione della vita, da cui scaturiranno un maggiore abbandono delle madri in gravidanza e, in definitiva, un danno molto serio per il bene comune”.
L’aspetto forse più oscuro della bozza “è la sua pretesa di qualificare l’aborto come un diritto che dovrebbe essere protetto dallo Stato”. Infatti, durante le quattordici settimane del termine che stabilisce la Legge, “la volontà della madre si trasforma in arbitro assoluto sulla vita o la morte del figlio che porta in grembo”. Tuttavia “il diritto alla vita non è una concessione dello Stato, è un diritto che precede lo Stato stesso e questi ha sempre l’obbligo di tutelarlo”.
Si introduce l’argomento della salute come scusa per eliminare coloro che stanno per nascere, la qual cosa costituisce una grave falsità perché “abortire non è mai curare, è sempre uccidere”. Al contrario “un’autentica politica sanitaria deve tenere sempre in conto la salute della madre gestante, ma anche la vita e la salute dal bambino che dovrà nascere”. Inoltre “l’imposizione dell’aborto procurato nel sistema sanitario come prestazione assistenziale per la salute bio-psico-sociale della gestante, alla quale questa avrebbe un supposto diritto” lascia aperta la possibilità che non si rispettino coloro che si rifiutano di realizzare un aborto per “giustificati motivi di coscienza”, punendoli perfino con sanzioni.
Nella suddetta Bozza “si nega e si svaluta l’essere umano per cercare di giustificarne l’eliminazione", sostenendo “l’affermazione irrazionale che per qualche tempo determinato, l’essere vivo prodotto della fecondazione umana non sarebbe un essere umano”.
I Vescovi denunciano anche il fatto che “questo progetto di legge non manifesta interesse reale per il bene delle donne tentate dall’aborto, in particolare delle più giovani. Si limita ad aprire loro la strada verso l’abisso morale e la sindrome post-aborto”.
“Si commette l’ingiustizia - continua il testo - di imporre una determinata educazione morale sessuale che, oltre ad essere abortista e ‘di genere’, non sarà neppure efficace né come vera educazione né come prevenzione dell’aborto”.
La Dichiarazione si conclude ricordando che ogni essere umano “è un dono sacro per i suoi genitori e per tutta la società”, per cui la “sua vita non può essere lasciata all’arbitrio di nessuno, tanto meno dello Stato, il cui compito basilare è esattamente quello di garantire il diritto di tutti alla vita, come elemento fondamentale del bene comune”.
“Parliamo in favore di coloro che hanno diritto a nascere e ad essere accolti dai loro genitori con amore; parliamo in favore delle madri che hanno diritto a ricevere l’appoggio sociale e statale necessario per evitare di trasformarsi in vittime dell’aborto; parliamo in favore della libertà dei genitori e delle scuole che collaborano con loro per dare ai figli una formazione affettiva e sessuale in accordo con alcune convinzioni morali che li preparino in realtà ad essere genitori e ad accogliere il dono della vita; parliamo in favore di una società che ha il diritto di contare su leggi che non confondano l’ingiustizia con il diritto” conclude il testo. (RG) (Agenzia Fides 19/6/2009)


Condividi: