EUROPA/ITALIA - Religiose contro il traffico di esseri umani: una nuova forma di apostolato missionario; iniziative per i Mondiali di calcio del Sudafrica e per i Mondiali di sci in Canada

mercoledì, 17 giugno 2009

Roma (Agenzia Fides) – L’impegno contro il traffico di esseri umani è una nuova forma di apostolato missionario che coinvolge sempre di più le congregazioni religiose femminili. E’quanto sta emergendo dai lavori del Convegno internazionale “Religiose in rete contro la tratta di persone”, in corso a Roma (vedi Fides 15/6/2009). Molte le testimonianze e gli interventi che caratterizzano l’assise in corso. Fra gli altri, Suor Viviana Ballarin, presidente dell'Usmi (Unione Superiore Maggiori d'Italia) ha notato che con il nuovo impegno sul fronte drammatico della tratta “la vita religiosa entra nelle pieghe più oscure del male e del peccato” e si tratta di una presenza femminile preziosa. In linea generale durante i lavori è stato sottolineato e messo in luce un principio: la battaglia contro la tratta delle persone è “un nuovo apostolato che avanza” ed un “cambio di prospettiva” rispetto alle più tradizionali attività nelle parrocchie e nelle scuole da parte delle congregazioni religiose femminili.
Così stanno nascendo iniziative originali che avranno il pregio di portare il messaggio della vita religiosa in nuove realtà. In questa prospettiva le religiose hanno intenzione di preparare iniziative contro la tratta delle persone in vista dei Campionati del Mondo di Calcio del 2010 in Sudafrica e dei Campionati del mondo di sci invernali a Vancouver (Canada), in tale prospettiva si stanno preparando volantini, adesivi, convegni, manifesti e specifiche iniziative per denunciare il traffico di persone e sensibilizzare popolazioni e autorità.
Suor Cecilia Nkane, delle Suore di Santa Brigida, che lavora in Sudafrica, ha rilevato che le congregazioni religiose femminile hanno contribuito alla nuova legge che introdurrà il reato di sfruttamento delle persone. “I trafficanti sono organizzati a livello transnazionale e noi dobbiamo porci allo stesso livello per contrastarli” ha spiegato suor Eugenia Bonetti, Missionaria della Consolata, animatrice dell’impegno delle suore in Italia, dove 250 suore lavorano sul fronte della tratta in 110 progetti di assistenza e recupero.
Dalle Filippine suor Veronica Endah, Missionaria della Carità, ha spiegato che “informazioni, terapia psicologica, assistenza legale, coordinamento con altri gruppi religiosi” sono i punti di forza dell’impegno delle suore. Articolate le procedure per far uscire le donne dalla tratta. Il primo contatto con le suore avviene di notte, in strada, dove con coraggio decine di religiose sono presenti senza clamore e con grande efficacia. Quindi le donne entrano in un primo centro che si occupa della protezione immediata; poi vengono inserite in famiglie che le accolgono o in centri sicuri per l’assistenza psicologica. La fase successiva prevede l’assistenza per i documenti e la collaborazione con le ambasciate dei paesi di origine. Dal 2000 ad oggi, solo per l’Italia, ciò ha riguardato 3500 donne nigeriane. Segue la preparazione professionale e l’assistenza psicologica e spirituale prima di poter mettere a punto un piano di rientro nel paese di origine. “In moltissimi casi – ha notato suor Eugenia Bonetti – sono stati i bambini a salvare le mamme, dando loro la forza di uscire dal circolo vizioso di questa moderna, ignobile e nascosta forma di schiavitù”. (Mtp) (Agenzia Fides 17/6/2009; righe 35, parole 495)


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