EUROPA/SPAGNA - La Corte Suprema ha stabilito che non esiste il diritto all’obiezione di coscienza per la materia “Educazione per la Cittadinanza”; per i genitori obiettori “un governo democratico non può essere insensibile di fronte a 52 mila obiezioni”

giovedì, 29 gennaio 2009

Madrid (Agenzia Fides) - La Corte Suprema, dopo tre giorni di deliberazioni, ha stabilito che “non esiste il diritto all’obiezione di coscienza” nel caso della materia “Educazione per la Cittadinanza” con 22 voti a favore e 7 contrari. Per la Corte, la materia “non lede il diritto dei genitori a scegliere per i loro figli l’educazione religiosa e morale che desiderano”. La sentenza, il cui testo sarà reso noto nei prossimi giorni, servirà come criterio di riferimento che tutti i tribunali della Spagna dovranno adottare.
Per i genitori obiettori che si battono in difesa della loro libertà e quella dei loro figli, il fatto è inaccettabile poiché “un Governo democratico non può essere insensibile davanti ad una realtà che ha portato a presentare più di 52 mila obiezioni nei confronti della materia Educazione per la Cittadinanza e quasi 2000 ricorsi giudiziari”. Le Organizzazioni che difendono l’obiezione di coscienza rispetto all’insieme di materie che rientrano nell’Educazione per la Cittadinanza hanno però aggiunto che mancano ancora molti dati sulla sentenza per giudicarla nel suo insieme. Tutto fa pensare che si tratterà di una sentenza complessa e piena di sfumature, poiché sono stati necessari due giorni e mezzo per arrivare ad una decisione da parte dell’Alto Tribunale. Queste organizzazioni non scartano l’ipotesi di intraprendere azioni future una volta conosciuta la sentenza nella sua interezza, sia davanti al Tribunale Costituzionale che rivolgendosi ad altre alte istanze internazionali.
La Confederazione Cattolica dei Genitori di Famiglia (CONCAPA) ha proposto alle famiglie obiettrici di continuare a difendere il diritto costituzionale di educare i propri figli secondo i criteri, le convinzioni filosofiche, religiose e morali che ritengono più opportune, in attesa di conosce le motivazioni della sentenza e decidere le successive azioni.
Anche Professionisti per l’Etica, una delle organizzazioni promotrici dell’obiezione di coscienza, di fronte al comunicato della Corte Suprema, e nell’attesa di conoscere il contenuto della sentenza, ha constatato che “la sentenza dettata dalla Corte Suprema riguarda i casi concreti che sono stati presentati nel procedimento; non ha effetto sugli altri casi di obiettori protetti da altri pronunciamenti giudiziari, condanne o atti di misure cautelari”. Inoltre ha annunciato che presenterà un risorso difensivo alla Corte Costituzionale per chiedere la sospensione cautelare dell’obbligatorietà di frequentare la materia, rivolgendosi anche al Tribunale dei Diritti umani di Strasburgo.
Il Vescovo di Palencia, Sua Ecc. Mons. José Ignacio Munilla, appena saputo della sentenza ha scritto una Nota nella quale afferma che “quando un padre discerne in coscienza che suo figlio non deve frequentare l’Educazione per la Cittadinanza, prende una decisione che riguarda esclusivamente la sua famiglia, senza conseguenze gravose per terzi. L’obiezione all’EpC non implica perciò che i compagni dell’obiettore debbano assumersene le conseguenze, come era il caso del servizio militare”. Perciò il Vescovo denuncia che non si può affermare “che il principio di obiezione di coscienza venga riconosciuto o scartato a seconda che la materia dell’obiezione venga considerata politicamente corretta o meno”.
Secondo Mons. Munilla, “ha molto poco senso che sia un tribunale a stabilire se i contenuti dell’EpC intaccano le convinzioni morali dei genitori”, proprio perché questa decisione spetta ai genitori. “Se si nega ai genitori questo discernimento, nella pratica non si sta riconoscendo il diritto all’obiezione di coscienza”. (RG) (Agenzia Fides 29/1/2009; righe 41, parole 537)


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