AFRICA/SUDAN - Arrestato l'ex ideologo del regime che aveva invitato il Presidente a consegnarsi alla Corte Penale Internazionale per i crimini nel Darfur

giovedì, 15 gennaio 2009

Khartoum (Agenzia Fides)- Il discusso ex ideologo del regime sudanese Hassan al-Turabi è stato arrestato a Khartoum dalla forze di sicurezza, due giorni dopo aver rilasciato un intervista nella quale chiedeva al Presidente sudanese, Omar Hassan Al-Bashir, di consegnarsi alla Corte Penale Internazionale (CPI).“Politicamente penso che sia colpevole ... Egli deve assumersi la responsabilità di ciò che sta accadendo nel Darfur, gli sfollati, i villaggi bruciati, gli stupri sistematici su larga scala e e le uccisioni” aveva dichiarato alla stampa Turabi. Riferendosi alla popolazione del Darfur, che vive quasi tutta nei campi profughi, Turabi aveva aggiunto: “Sei milioni di sudanesi vivono come paralizzati. Il responsabile è il Presidente e lo condanno”.
Nel luglio 2008, il Procuratore della CPI, Luis Moreno Ocampo, aveva accusato il Capo dello Stato sudanese di 10 imputazioni per crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio in relazione al conflitto nel Darfur, la regione del Sudan occidentale dal 2003 in preda alla guerra civile.
Turabi fino al 1999 è stato l'ideologo del regime sudanese, formato da militari e da civili che si richiamano all'islamismo, ma in seguito è diventato via via più critico nei confronti del Presidente, ed è ora considerato uno dei maggiori oppositori del governo di Khartoum.
Le sue recenti dichiarazioni hanno indispettito Al-Bashir, soggetto a pressioni internazionali per risolvere la questione del Darfur. Turabi ha dichiarato, tra l'altro, che il “Sudan rischia di sprofondare in una crisi peggiore di quella della Somalia, se dovessimo perdere l'ordine costituzionale. Non abbiamo un solo popolo come i somali, o una sola religione o una sola lingua. Siamo una molteplicità di popolazioni”.
Il Presidente Al-Bashir presiede un fragile governo di coalizione costituito con gli ex ribelli del sud, in base all'accordo del 2005 che ha concluso la pluridecennale guerra civile nella parte meridionale del Paese. Si trattava del maggiore conflitto che dilaniava il più vasto Paese dell'Africa, ma la violenza politica continua a piagare ancora diverse aree del Sudan. Nel 2011, inoltre, è previsto il referendum in base al quale le popolazioni del sud Sudan dovranno decidere se continuare a far parte di un Sudan unito, oppure diventare indipendenti. Nel sud Sudan sono concentrate la maggior parte delle riserve sudanesi di petrolio. Le due fazioni, pur facendo parte di un governo di unità nazionale, si stanno riarmando, in previsione della scadenza referendaria.
Il Presidente Al-Bashir deve far fronte inoltre al risentimento crescente all'interno del suo stesso partito, il National Congress Party (NCP). Il Presidente sudanese infatti avrebbe cercato di ottenere un accordo con la Corte Penale Internazionale: in cambio della consegna alla CPI di alcuni esponenti sudanesi ricercati per i crimini in Darfur, il Tribunale Internazionale avrebbe lasciato cadere le accuse contro Al-Bashir. Tra le persone che sarebbero state consegnate alla Corte vi sarebbero stati il Ministro degli Affari Umanitari, Ahmed Haroun, e il capo dei miliziani filo-governativi (i tristemente famosi “Janjaweed”), Ali Mohamed Ali Abdel-Rahaman, conosciuto come Ali Kushab. Questo accordo non si è mai materializzato, ma ha suscitato un forte risentimento e apprensione tra i quadri del partito, che temono di essere sacrificati da Al-Bashir, in cambio della sua immunità. L'arresto di Turabi può essere interpretato come un segnale di nervosismo del regime, sul quale le pressioni internazionali sono in aumento. Diversi esperti ritengono infatti che la nuova Amministrazione americana, che si insedia il 20 gennaio, adotterà una politica più assertiva nei confronti del governo di Khartoum. (L.M.) (Agenzia Fides 15/1/2009 righe 42 parole 583)


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