EUROPA/ITALIA - Etica e Comunicazione: “Le coscienze non solo s’informano, ma anche si formano”

venerdì, 19 dicembre 2008

Roma (Agenzia Fides) - “Non affermate niente di falso, non passate sotto silenzio niente di vero”. E’ con questa citazione di Leone XIII , il Papa codificatore della Dottrina Sociale Cattolica, che Sua Ecc. Mons. Rino Fisichella, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita e Rettore della Pontificia Università Lateranense, ha sintetizzato il suo pensiero sul tema “etica e comunicazione” nel corso dell’incontro organizzato dalla Fondazione Perseus e dall’Associazione VedRai2016 in collaborazione con Eni, svoltosi il 17 dicembre presso l’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari .
In apertura, una breve introduzione del prof. Giorgio Assumma, Presidente della SIAE, che ha innanzitutto ricordato come già a metà del ‘700 il sacerdote Antonio Genovesi, economista e filosofo salernitano, teneva un corso di studi sull’Etica all’Università di Napoli. Il prof. Assumma ha poi evidenziato come oggi, all’ampia disponibilità di norme sulla libertà d’informazione, non corrisponda altrettanta ampia normativa sui doveri di una corretta informazione, ad eccezione di qualche codice di autoregolamentazione.
All’inizio del suo intervento, Mons. Fisichella ha spiegato i presupposti teorici delle sue successive considerazioni: la distinzione tra morale ed etica. In particolare, la morale come Verità per i credenti delle religioni monoteiste, che viene rivelata e fatta conoscere da Dio all’Uomo, l’etica come branca della filosofia che studia i fondamenti oggettivi e razionali che permettono di distinguere tra il bene e il male. Partendo da tale premessa, il Rettore dell’Università Lateranense ha innanzitutto sottolineato l’utilità dell’etica, e del principio della ragione che essa sottintende, per la condivisione di un metodo di dibattito, anche con chi non crede, sulla comunicazione.
“Chi parla dica ciò che è, e come lo vede e lo intende. Dunque, che esprima anche con la parola quanto egli reca nel suo intimo. Può essere difficile in alcune circostanze, può provocare fastidi, danni e pericoli; ma la coscienza ci ricorda che la verità obbliga; che essa ha qualcosa di incondizionato, che possiede altezza. Di essa non si dice: Tu la puoi dire quando ti piace, o quando devi raggiungere uno scopo; ma: Tu devi dire, quando parli, la verità; non la devi né ridurre né alterare. Tu la devi dire sempre, semplicemente; anche quando la situazione ti indurrebbe a tacere, o quando puoi sottrarti con disinvoltura a una domanda”. Citando questo testo del sacerdote e teologo Romano Guardini, Mons. Fisichella ha introdotto il primo concetto chiave a cui fare riferimento quando si analizza il rapporto tra etica e comunicazione: la “verità”. Secondo Mons. Fisichella, è fondamentale riconoscere il primato della verità quando si parla di comunicazione, data l’importanza che quest’ultima riveste nella formazione delle coscienze. Verità che tocca la vita di ognuno di noi e, in particolare, il senso della vita stessa.
Il secondo concetto chiave su cui Mons. Fisichella si è soffermato è stato quello di “responsabilità”, che ha spiegato con alcuni esempi, uno dei quali relativo alle vicende seguite al discorso tenuto da Benedetto XVI all’Università di Ratisbona, nel settembre del 2006. In quel caso, è stato ricordato, alcuni organi d’informazione estrapolarono alcune frasi dal discorso del Santo Padre, in particolare quelle che facevano riferimento al dialogo dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo con un persiano su cristianesimo e islam. Il risultato fu di stravolgere il senso del discorso del Papa, con conseguenti minacce, proteste e disordini anti-cristiani in diverse parti del mondo.
Chi comunica, pertanto, ha affermato Mons. Fisichella, non può prescindere da un’etica della responsabilità, ossia dall’essere consapevole e chiamato a rispondere delle conseguenze delle proprie azioni. L’ultima riflessione del Rettore della Lateranense è stata sulla distinzione tra persona e consumatore, che implica atteggiamenti diversi di chi opera nel mondo della comunicazione. In alcuni casi, infatti, le notizie vengono selezionate e diffuse in funzione delle caratteristiche del mio pubblico. Si prescinde, pertanto, da ogni esigenza formativa, che dovrebbe essere propria del comunicatore. E’ evidente il rischio di tale atteggiamento : “si dà alla gente quello che vuole” mettendo in discussione il valore della verità e della responsabilità. “Le coscienze non solo s’informano, ma anche si formano” ha concluso Mons. Fisichella. (M.T.) (Agenzia Fides 19/12/2008)


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