EUROPA/ITALIA - Reazioni dal mondo cattolico alla sentenza della Corte di Cassazione che ha deciso di confermare l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione per Eluana Englaro

venerdì, 14 novembre 2008

Roma (Agenzia Fides) - La sentenza della Corte di Cassazione che ha deciso di confermare l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione per Eluana Englaro, in coma vegetativo da 16 anni, ha provocato una serie di reazioni nel mondo cattolico. La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana (Cei) ha diffuso il seguente comunicato: “La vita di Eluana Englaro, al cui dramma si è appassionata la coscienza del nostro Paese, è ormai incamminata verso la morte. Mentre partecipiamo con delicato rispetto e profonda compassione alla sua dolorosa vicenda, non possiamo fare a meno di richiamare alla loro responsabilità morale quanti si stanno adoperando per porre termine alla sua esistenza. La convinzione che l’alimentazione e l’idratazione non costituiscano una forma di accanimento terapeutico è stata più volte, anche di recente, resa manifesta dalla Chiesa e non può che essere riaffermata anche in questo tragico momento. In tale contesto si fa più urgente riflettere sulla convenienza di una legge sulla fine della vita, dai contenuti inequivocabili nella salvaguardia della vita stessa, da elaborare con il più ampio consenso possibile da parte di tutti gli uomini di buona volontà”.
L’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, che da molti decenni si batte per la difesa della vita umana, anche quando questa è nella sua fase più debole e precaria, ha manifestato il suo profondo turbamento, addolorata dalla decisione della Corte di Cassazione. “Questa condanna a morte – si legge nel comunicato firmato dal Responsabile generale dell’Associazione - tocca la coscienza di tutti in quanto non è espressione della scienza medica ufficiale, ma è un verdetto di una suprema corte giudicante. Il comune senso dell’etica si ribella e si oppone a questo assunto anche perché si creerà un gravissimo precedente che potrebbe portare alla legittimazione dell’eutanasia. Rivolgiamo il nostro appello al Presidente della Repubblica, responsabile e garante del diritto alla vita di ogni cittadino, affinché possa fermare questo omicidio di Stato in nome di una giustizia insopportabile e disumana. Nessuno può restare in silenzio nell’assistere alla lenta e progressiva morte di una persona a cui verrà sospesa l’alimentazione e l’idratazione lasciandola così morire di fame e di sete”.
Il Presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo (RnS), Salvatore Martinez, in merito al pronunciamento della Cassazione, ha dichiarato: “Si è sentenziata la condanna a morte di una indifesa cittadina italiana. Da oggi il diritto alla vita soggiacerà al potere della legge che sconfina nella sfera più inviolabile della persona umana. Che triste Italia appare dinanzi a noi, sempre più colpevolmente protesa ad inoculare una cultura della morte, incapace di affermare democraticamente il diritto alla vita. Mi chiedo: è davvero questo il sentire degli italiani? Non può dirsi solidarietà sopprimere i deboli, né giustizia rimuovere le ragioni più profonde del vivere comune, proprio a partire dalla condivisione delle angosce e delle sofferenze che ci rendono davvero uomini degni di stare al mondo”. (S.L.) (Agenzia Fides 14/11/2008)


Condividi: