AFRICA/CONGO RD - Nord Kivu: la Chiesa universale si mobilita per aiutare le popolazioni stremate dal conflitto

giovedì, 6 novembre 2008

Kinshasa (Agenzia Fides)- La Chiesa cattolica universale si mobilita per aiutare le popolazioni del nord Kivu, stremate dalla guerra. “È la storia che si ripete? Siamo testimoni di un altro genocidio? Le immagini ci sono familiari . Centinaia di migliaia di persone nella regione di frontiera orientale del Congo, vicino al Rwanda, sono in fuga dai ribelli. La stragrande maggioranza di loro sono cattolici, pacifiche famiglie che hanno voluto iniziare una nuova vita, dopo l'ultima guerra, seminando le loro colture e facendo pascolare il proprio bestiame” afferma un comunicato di “Aiuto alla Chiesa che soffre”, inviato all'Agenzia Fides. “Ora i campi sono vuoti- prosegue il comunicato- i bambini abbandonati senza assistenza, le vedove e gli anziani sono alla ricerca di case e le scuole sono stipate di rifugiati che non hanno nulla”.
Aiuto alla Chiesa che soffre ha raccolto alcune drammatiche testimonianze dalla tormentata provincia dell'est della Repubblica Democratica del Congo: “Mancano coperte persino una manciata di fagioli o di mais", ha detto un sacerdote della diocesi di Goma. “Madri e bambini hanno bisogno di acqua e di coperte perché le notti sono molto fredde”. È necessario trovare un riparo e qualcosa da mangiare per quasi un migliaio di famiglie. Per molte persone la Chiesa cattolica, insieme ad altre chiese che operano nella regione, è l'unica speranza di sopravvivenza. L'Opera di diritto Pontificio Aiuto alla Chiesa che Soffre sta lavorando con loro e ha già inviato aiuti d'emergenza”.
Un invito al digiuno ed alla preghiera per tutto il mese di novembre in segno di solidarietà con le popolazioni del nord Kivu è stato lanciato da di Rete Pace per il Congo, da Chiama l’Africa e da Beati i Costruttori di pace, che in un comunicato ricordano le parole dei Vescovi congolesi: “La guerra in Congo è una guerra paravento per coprire il saccheggio delle ricchezze. Per tanti questi sono fatti lontani; l’informazione spesso è vaga e imprecisa, eppure c’è una responsabilità collettiva su quanto avviene. Il cellulare, il computer funzionano anche con il coltan che importiamo da quelle terre e costano sangue”.
“Noi sappiamo che, nonostante questi problemi irrisolti e la grande delusione dopo le elezioni, la gran parte della popolazione ha ancora la volontà di costruire una convivenza pacifica, uscendo definitivamente dalla guerra” afferma un comunicato firmato da Beati i Costruttori di Pace, Chiama l'Africa, CIPSI, Commissione Justitia et Pax degli istituti missionari italiani, Gruppo Pace per il Congo, Tavola della Pace. “Occorre dare voce alla politica” continua il documento che propone, tra l'altro, di “Organizzare con urgenza l'azione umanitaria per rispondere all'emergenza; ripartire dagli accordi firmati tra le parti; ribadire il mandato, unificando le regole di ingaggio dei contingenti delle Nazioni Unite presenti nel Kivu, perché possano svolgere il compito che è loro assegnato, cioè quello di far rispettare gli accordi e proteggere la popolazione”.
Anche l'AVSI (Associazione di Volontariato per lo Sviluppo Internazionale) è impegnata nell'area di Goma, come ricorda un comunicato: “Lavoriamo in stretto contatto con UNICEF che finanzia le nostre attività per i bambini delle scuole primarie, ma il vero problema sono i ragazzini, quelli un po’ più grandi. Sono a migliaia stipati in campi sfollati senza la possibilità di studiare. AVSI vuole assicurare dei momenti di vita normale a questi ragazzi. Sta allestendo classi di emergenza, consegnando anche materiale scolastico e didattico. È importante non abbandonarli a loro stessi, perché possono diventare facili prede dei combattenti. (L.M.) (Agenzia Fides 6/11/2008 righe 39 parole 571)


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