ASIA/CAMBOGIA - La disputa per l’area del tempio di Preah Vihear acuisce il conflitto al confine fra Cambogia e Thailandia

giovedì, 16 ottobre 2008

Phnom Penh – C’è grande preoccupazione nella comunità internazionale, fra le organizzazioni umanitarie e nei paesi dell’ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico) per il conflitto scoppiato nei giorni scorsi al confine fra Cambogia e Thailandia: scontri militari hanno procurato due morti fra i soldati cambogiani e alcuni feriti, mentre 10 militari tailandesi sono stati fatti prigionieri. La disputa è nata per la rivendicazione dell’area dove sorge il tempio khmer di Preah Vihear, situato in una striscia di territorio lungo il confine, e si è radicalizzata nei mesi scorsi, sulla scia di un crescente nazionalismo, fino a trasformarsi in battaglia militare che ha generato tensione in tutta l’area.
Il Segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon, ha chiesto “moderazione ad entrambe le parti”, sollecitandole “a tenere colloqui bilaterali che possano risolvere pacificamente le loro controversie”. Nel tentativo di percorrere la strada del negoziato, oggi i comandanti degli eserciti tailandese e cambogiano si incontrano per cercare una soluzione attraverso dei colloqui, mentre centinaia di civili cambogiani hanno abbandonato l'area.
Al centro della contesa, vi è in particolare uno spazio di circa 4,5 chilometri quadrati vicino al tempio, che secondo la Corte internazionale di Giustizia appartiene alla Cambogia, ma che la Thailandia rivendica.
Il tempio di Preah Vihear, costruito nel IX secolo d.c., riconosciuto alla Cambogia, è stato dichiarato dall'Unesco l’8 luglio scorso “Patrimonio dell’umanità”. A giugno Thailandia e Cambogia avevano firmato un accordo con le Nazioni Unite, in cui entrambe le parti accettavano l’appartenenza alla Cambogia del tempio mentre Phnom Penh aveva dichiarato che non avrebbe rivendicato la sovranità sulla “zona tampone”, nel versante thailandese del tempio.
L’esplodere di sentimenti nazionalisti, cavalcati a livello politico in entrambi gli stati, ha generato nuove tensioni e i governi, per non deludere l’opinione pubblica interna, hanno spinto la questione fino allo scontro militare, che oggi viene scongiurato in tutto il Sudest asiatico.
Le prospettive di rendere l’area di alto interesse turistico e commerciale, dopo la dichiarazione dell’Unesco, con un ritorno economico e di immagine, hanno acuito le differenze di vedute e accelerato il conflitto. Dopo una giornata di combattimenti, le armi sono tornate a tacere ma, vista l’instabilità politica attualmente esistente in tutti e due i paesi, i timori dello scontro, a detta degli osservatori, restano reali.
(PA)(Agenzia Fides 16/10/2008 righe 28 parole 289)


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