AFRICA/SOMALIA - Allarme per la pirateria somala: verso un protettorato internazionale delle coste del Paese africano?

giovedì, 2 ottobre 2008

Mogadiscio (Agenzia Fides)- La vicenda del cargo “Faina”, la nave ucraina con un carico di armi pesanti (tra cui una trentina di carri armati) sequestrata da pirati somali, ha accresciuto l'allarme internazionale per la pirateria al largo delle coste somale ed ha portato alla luce un traffico di armamenti probabilmente legato al riarmo del sud Sudan.
Mentre la “Faina”, ancorata di fronte al porto di Hobyo nel Puntland, rimane sorvegliata a vista da unità navali statunitensi, russe e di altri Paesi, permane l'incertezza su quello che avviene a bordo del cargo sequestrato. Un membro dell'equipaggio sarebbe morto per un collasso, mentre le autorità del Kenya hanno smentito la notizia di una sparatoria tra i sequestratori riportata dal responsabile di un centro di controllo della pirateria, che è stato arrestato dalla polizia di Nairobi con l'accusa di aver diffuso notizie false. Questa persona è stata però la prima ad affermare che il carico di armi era destinato al sud Sudan via il Kenya (che afferma di esserne l'acquirente), creando un notevole imbarazzo al governo di Nairobi e alle autorità sud-sudanesi.
Il sequestro di una nave carica di armamenti pesanti ha inoltre accresciuto la preoccupazione per la sicurezza delle navi che transitano nell'area, al punto che diversi governi stanno prendendo in considerazione la creazione di una specie di protettorato internazionale delle acque somale. I ministri della Difesa della Unione Europea, riuniti a Deauville, in Normandia,, hanno espresso un “generale consenso” ad una missione della difesa europea di “vigilanza, dissuasione e protezione” contro il fenomeno della pirateria.
Contemporaneamente uno dei più importanti centri britannici di ricerca sulla politica internazionale, “Chatham House”, ha pubblicato un rapporto nel quale si afferma che la pirateria è una grave minaccia al commercio internazionale perché rischia di impedire l'utilizzo della rotta più breve tra l'Europa e l'Asia che passa per il Canale di Suez e il golfo di Aden, costringendo gli operatori commerciali a usare la rotta del Capo di Buona Speranza che prevede la circumnavigazione dell'Africa. Una scelta che comporta un aggravio dei costi e un aumento dei tempi di percorrenza. Già ora, a causa delle scorrerie dei pirati somali, sono aumentati i premi assicurativi delle navi che passano vicino alle acque della Somalia. Secondo l'Ufficio Marittimo Internazionale, dall'inizio dell'anno i pirati hanno assalito una sessantina di navi nell'area.
Secondo il rapporto, inoltre, una parte dei riscatti ottenuti dai sequestratori in cambio della liberazione degli equipaggi catturati sarebbe consegnata alle milizie islamiche che combattono il governo di Mogadiscio, anche se si afferma che non esistono prove di un'implicazione diretta di queste milizia nella pirateria.
Anche le organizzazioni umanitarie internazionali sono preoccupate perché l'insicurezza causata dai pirati rischia di bloccare l'invio di aiuti alimentari alla popolazione somala, stremata dai combattimenti tra le truppe governative, appoggiate da quelle etiopiche, e le milizie islamiche. Più del 90% degli aiuti giunge in Somalia via mare. Le milizie islamiche hanno inoltre decretato la chiusura dell'aeroporto di Mogadiscio, minacciando di abbattere gli aerei che tentassero di atterrarvi. (L.M.) (Agenzia Fides 2/10/2008 righe 37 parole 504)


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