AMERICA - La rete Caritas dell’America Latina e dei Caraibi lancia un appello al Parlamento Europeo affinché desista dal criminalizzare gli immigrati

martedì, 22 luglio 2008

Roma (Agenzia Fides) – “Noi rappresentanti della rete Caritas dell’America Latina e dei Caraibi ci riuniamo per rivolgere un appello al Parlamento Europeo ed ai nostri rappresentanti nei governi dell’Unione Europea a desistere dalla tendenza a criminalizzare le migrazioni e ad espellere le persone che si trovano in situazione irregolare”. È quanto si legge nel comunicato diffuso dalle Caritas dell’America Latina e dei Caraibi, firmato dal suo Presidente, Mons. Fernando Bargalló, e da Don José Antonio Sandoval, Segretario Esecutivo del Segretariato latino-americano e caraibico di Caritas (SELACC).
Il comunicato è stato diramato a seguito dell’approvazione da parte del Parlamento Europeo, lo scorso 18 giugno, di una legge che regolamenta le espulsioni di immigrati clandestini dall’Unione Europea, denominata “Direttiva del Ritorno” e che prevede un periodo di detenzione fino ad un anno e mezzo per persone che si trovino in questa situazione, oltre al divieto, per cinque anni, di tornare in Europa.
“Respingiamo categoricamente la volontà di considerare gli immigrati irregolari come delinquenti, promuovendo la loro espulsione, misure di detenzione e la proibizione di un nuovo ingresso”, affermarono i rappresentanti del SELACC. La loro preoccupazione è ulteriormente accresciuta dal fatto che queste stesse misure verranno applicate anche per i minorenni.
“Le nostre tradizioni religiose ci insegnano che dobbiamo accogliere i nostri fratelli e sorelle con amore. Tutti i giorni siamo testimoni della sofferenza di famiglie di immigrati che hanno perso i loro cari, morti in mare, o degli stessi immigrati che hanno sperimentato lo sfruttamento nel loro lavoro o sono caduti in mano a trafficanti di persone”, si legge ancora nel comunicato. L’avvertenza è che se il fenomeno dell’immigrazione non si affronterà adesso nella sua globalità, “gli immigrati latino-americani, africani ed asiatici rimpatriati, ritorneranno necessariamente negli anni successivi se le condizioni di vita degna nei loro Paesi di origine non cambiano o migliorano sostanzialmente”.
Per questo i membri del SELACC rivolgono un appello al Parlamento Europeo affinché studi delle misure, insieme ai Paesi d’origine degli immigrati, che promuovano il giusto ed equo sviluppo e la creazione di fonti di impiego; generino opportunità affinché gli immigrati che stanno già dando un contributo al continente europeo attraverso il loro duro lavoro escano dall'ombra e vengano regolarizzati mediante criteri ragionevoli; riducano significativamente il tempo necessario per i ricongiungimenti familiari; regolamentino i canali giuridici e legali affinché i lavoratori possano accedere e lavorare in maniera sicura, legale ed ordinata; sviluppino politiche di sicurezza alle frontiere coerenti con i diritti umani.
“Come organizzazioni e reti di indole religiosa, di solidarietà e di carità, richiamiamo l’attenzione sulla dimensione etica del Direttivo Europeo, affinché metta in pratica politiche che proteggano la dignità umana di tutte le persone” conclude il comunicato. (RG) (Agenzia Fides 22/7/2008)


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