EUROPA/ITALIA - Maria, “ponte di speranza” tra Oriente e Occidente

mercoledì, 28 maggio 2008

Roma (Agenzia Fides) - La devozione a Maria, luce dell’Oriente e dell’Occidente, è il punto di contatto tra cattolici ed ortodossi, in ogni parte del mondo. Nell’esperienza della fanciulla il cui sì a Dio - “Avvenga di me quello che hai detto”- ha dato inizio alla salvezza per il mondo, tutta la cristianità si trova insieme, unita e devota. Un incontro-dibattito, svoltosi presso il Centro Russia Ecumenica, con l’adesione della Pontificia Accademia Mariana, è stato l’occasione per discutere il tema “La devozione mariana unisce Oriente e Occidente”. Durante il convegno è stato presentato il libro “È l’Immacolata. Ed è tua madre” (Edizioni Carismatici Francescani), testo scritto a più mani, da sei Cardinali: Dias, Rodé, Saraiva Martins, Scola, Biffi, Siri; dagli Arcivescovi Ranjith, Piacenza, Aguer, Clemens e da altri Autori. Un momento per contribuire al dialogo mai interrotto tra Oriente ed Occidente, e che negli ultimi tempi si ciba di nuova speranza.
Sua Ecc. Mmons. Albert Malcolm Ranjith, Arcivescovo Segretario della Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei Sacramenti, ha descritto la donna ricolma di santità, che unisce Oriente e Occidente: Maria, la piena accoglienza del Dio con noi e del Dio per noi, Colei che ha portato in grembo il Verbo che fa nuove tutte le cose; Maria, Arca della speranza, Tempio della Dimora Divina, espressione della presenza di Dio in mezzo a noi. “La Vergine è stata generata da Dio e in Dio fin dal primo istante di vita, è stata riservata a Lui, consacrata a Lui. L’Immacolata Concezione è prodigio che ha origine da Dio, che spinge a contemplare quella generazione che non si limita all’orizzonte umano” ha affermato Mons. Ranjith.
I cristiani, fin dai primi secoli, hanno avvertito che l’esistenza di Maria era colma del progetto di Dio, prima ancora di quello dei suoi genitori, che aspettavano ardentemente la benedizione di un figlio. Di fronte al mistero di pura Grazia, già i primi cristiani percepirono che Maria non aveva a che fare col peccato, con la negazione e la disobbedienza a Dio.“Tutto in Maria parla di Dio. Tutta la sua personalità diventa una potente manifestazione di Dio” ha proseguito Mons. Ranjith. La natura umana, toccata dal peccato, e l’estraneità di Maria al male, hanno posto un interrogativo ai teologi, nei secoli, risolto, l’8 dicembre del 1854 da Pio IX, con la bolla Ineffabilis Deus. “La vocazione alla santità è la medesima per Maria, per la Chiesa e per tutti noi”, ha concluso l’Arcivescovo, per cui con l’imitazione della Madonna, diventeremo anche noi dimora immacolata del Verbo, guardando a Maria nostra speranza e prototipo di quel che dobbiamo diventare.
Padre Filippo Vassiltsev, rappresentante della Chiesa Ortodossa-russa, pur nelle differenze che esistono tra le Oriente ed Occidente, ha parlato di Maria come della “tutta Santa”, una santità che l’ha tenuta lontana dal peccato. Durante l’incontro è stata mostrata l’icona mariana, denominata Iverskaya dal nome della città da cui proviene, donata da Sua Santità Alessio II, Patriarca della Chiesa ortodossa russa, ad una casa di accoglienza. (P.C.) (Agenzia Fides 28/5/2008; parole 503)


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