ASIA/COREA DEL SUD - La Chiesa chiede accoglienza e solidarietà per gli immigrati e i lavoratori precari

venerdì, 15 febbraio 2008

Seul (Agenzia Fides) - La comunità cattolica ha il dovere di mostrare, specialmente in tempo di Quaresima, il volto della misericordia di Dio, promuovendo nella cittadinanza opere di carità, mostrando accoglienza e solidarietà agli emarginati e a quanti sono in difficoltà. Per questo la Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza Episcopale di Corea ha chiesto maggiore protezione, tutela e promozione umana dei lavoratori precari.
Mons. Boniface Choi, Presidente della Commissione, ha detto: “Seguendo l’esempio di Gesù Cristo, che è sempre stato dalla parte dei più poveri, la Commissione Giustizia e Pace chiede a tutti i membri della società di ascoltare il grido dei lavoratori precari e di risolvere i loro problemi”.
In particolare la Commissione chiede di promuovere la loro dignità umana e di guardarli con spirito di solidarietà, indicando la responsabilità del governo, che deve proteggerli e trovare forma legislative proprie per tutelarne il lavoro e la sicurezza. Anche i datori di lavoro devono offrire salari giusti e non sfruttare mano d’opera a basso costo, mentre i sindacati non devono discriminarli rispetto alla condizione dei lavoratori già regolarizzati. La Commissione richiama anche i datori di lavoro cristiani e tutte le istituzioni e strutture cattoliche a fare ogni sforzo per trasformare il lavoro precario a rango di lavoro regolare. Il Vescovo ricorda che la società è chiamata a promuovere al suo interno il bene comune e il rispetto della dignità umana di tutti, non perseguendo solo l’efficientismo e il profitto.
I lavoratori precari in Corea sono spesso immigrati: alla loro situazione si aggiunge il problema del permesso di soggiorno e della qualità della vita. La Chiesa cattolica ha più volte espresso preoccupazione per le condizioni di vita degli immigrati clandestini in Corea, spesso al limite della sopravvivenza e della dignità umana. Vi sono nel paese circa 130mila immigrati irregolari, costretti a nascondersi dalla polizia e quindi al di fuori di ogni rete assistenziale. Anche gli immigrati regolari sono tenuti in un “limbo” in cui non maturano diritti di residenza nel paese e possono essere rimpatriati, a seconda delle necessità del mercato del lavoro, allo scadere del permesso di soggiorno quadriennale, vivendo quindi una condizione di estrema precarietà. (PA) (Agenzia Fides 15/2/2008 righe 27 parole 271)


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