AFRICA/CIAD - “Ora tacciano le armi e si dia spazio al negoziato”

martedì, 5 febbraio 2008

N’Djamena (Agenzia Fides)- “Ora devono tacere le armi e deve prevalere il negoziato” dicono fonti dell’Agenzia Fides dal Ciad commentando la decisione dei ribelli che assediavano la capitale, N’Djamena, di accettare, in linea di principio, il cessate il fuoco immediato.
“Coscienti delle sofferenze della popolazione ciadiana e sottoscrivendo le iniziative di pace dei paesi fratelli, la Libia e il Burkina Faso, le forze della resistenza nazionale danno il loro accordo per un cessate il fuoco immediato”, ha affermato il portavoce dell'alleanza ribelle Abderaman Kulamallah. “Ora siamo disposti ad avviare un dialogo nazionale per arrivare a una soluzione pacifica del conflitto”, ha sottolineato il portavoce dei ribelli. “Vogliamo fermare la guerra e avviare il dialogo per la costituzione di un governo realmente democratico”.
“La situazione ora in città appare calma, l’esercito pattuglia le strade e non vi sono scontri di rilievo” affermano le nostre fonti. “Sul piano diplomatico la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiede in modo non vincolante agli Stati membri di intervenire in appoggio al governo del Ciad, ha rafforzato il Presidente Deby. I ribelli non hanno ottenuto alcun riconoscimento internazionale e appaiono in una situazione di stallo. Potrebbe quindi riprendere fiato la mediazione affidata alla Libia, che è un membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, per trovare una soluzione alla crisi” dicono le fonti di Fides. “La situazione comunque non è ancora del tutto chiara perché non si tratta solo di una crisi interna al Ciad, di un contrasto tra il Presidente e i suoi oppositori, alcuni dei quali erano suoi ex collaboratori e parenti. È tutta la regione che va dal Sudan al Ciad, al Centrafrica e al Niger ad essere coinvolta: questa area è diventata strategica per le sue riserve di petrolio e di uranio, che suscitano le bramosie di diversi Paesi che muovono le loro pedine locali”.
L’alleanza dei tre gruppi ribelli che ha assalito N’Djamena è formata dall’Union des Forces pour la Démocratie et le Développement (UFDD), guidata del generale Mahamat Nouri, dal Rassemblement des Forces pour le Changement (RFC) di Timane Erdimi e dall’UFDD-Fondamentale, di Abdelwahid Aboud Makaye. Solo nel gennaio di quest’anno questi gruppi sono riusciti, a fatica, a creare un comando militare unificato ma non hanno un obiettivo comune, a parte quello di rovesciare Deby.
Il governo ciadiano ha accusato il Sudan di aiutare i ribelli, Khartoum replica accusando il Ciad di aiutare i ribelli del Darfur. La mediazione internazionale deve quindi tenere conto anche di questo aspetto per arrivare a una soluzione che garantisca la stabilità dell’area.
Sul piano umanitario l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) stima che fra i 15mila e i 20mila ciadiani si sono rifugiati nel Camerun negli ultimi giorni per sfuggire ai combattimenti fra forze ribelli e truppe governative.
“Non abbiamo notizie di danni a persone o case alla Chiesa in Ciad, anche se le difficoltà di comunicazione con il Paese possono creare qualche ansia e preoccupazione” concludono le nostre fonti. (L.M.) (Agenzia Fides 5/2/2008 righe 36 parole 500)


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