AFRICA/SOMALIA - Verso una partizione della Somalia?

martedì, 22 gennaio 2008

Mogadiscio (Agenzia Fides)- Mentre si acuisce la crisi nella Somalia centro-meridionale, il Somaliland (regione del nord che si è dichiarata indipendente nel 1991) riceve nuovi segnali di un possibile riconoscimento internazionale. Il Presidente dell’autoproclamata Repubblica del Somaliland, Dahir Rayale Kahin, ha concluso una serie di visite in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, dove ha incontrato funzionari di alto livello della diplomazia dei due Paesi.
In Gran Bretagna, l’antico colonizzatore del Somaliland (che era conosciuto all’epoca come Somalia britannica poi riunita all’ex Somalia italiana nel 1960), Rayale ha incontrato tra l’altro il Ministro britannico per l’Africa, Lord Malloch-Brown. Un comunicato del Foreign Office afferma che “il governo (britannico) e le Autorità del Somaliland sottolineano il loro impegno a promuovere la pace, la stabilità e la democrazia nel Corno d’Africa, da costruire sui progressi ottenuti dal Somaliland negli ultimi anni”.
A Washington, Rayale ha incontrato il Sottosegretario di Stato per gli Affari Africani, Jendayi Frazer. Un portavoce del Dipartimento di Stato ha però puntualizzato che l’incontro non significa che gli Stati Uniti riconoscono il Somaliland, ma che l’evento rientra negli sforzi negoziali per riportare la pace in Somalia. Il meeting, ha spiegato il portavoce americano, fa parte della politica di Washington di parlare con i protagonisti chiave della crisi somala per costruire la democrazia nel Paese del Corno d’Africa.
Secondo la stampa statunitense, esiste un dibattito tra il Dipartimento di Stato e il Pentagono sull’opportunità di offrire al Somaliland un pieno riconoscimento: il primo si oppone, mentre i militari vedono di buon occhio la possibilità di rafforzare le relazioni con il Somaliland, visto come un’isola di stabilità nel caos somalo.
Di recente però sono scoppiati incidenti di frontiera tra il Somaliland e il Puntland, regione autonoma dalla quale proviene l’attuale Presidente della Somalia, Yusuf. All’origine degli incidenti vi è una disputa territoriale come spiegava a Fides, Mons. Giorgio Bertin, Vescovo di Gibuti e Amministratore Apostolico di Mogadiscio (vedi Fides 18/1/2008): “Il Somaliland ha ripreso gli antichi confini del protettorato britannico che è durato fino al 1960. Il Puntland si è basato su divisioni claniche per tracciare i propri confini. Il Puntland quindi afferma che la parte est del Somaliland è abitata da due gruppi che fanno parte del clan Darod che ha il suo centro nel Puntland. Da lì nasce il contenzioso per il controllo di queste aree tra queste due entità politico-territoriali della Somalia”
Nel resto della Somalia l’instabilità si diffonde anche in regioni non ancora toccate dalle violenze, come riferisce un recente rapporto dell’Unione Africana. Nelle regioni del medio e basso Juba, afferma il documento, le milizie legate alle deposte Corti islamiche stanno addestrando nuove reclute e pianificando attacchi, approfittando del caos provocato da scontri tra i clan per il controllo della tassazione del porto di Kismayo. Questo fatto e l’intensificazione del traffico di armi lascia presagire una nuova offensiva contro il governo di transizione nazionale. (L.M.) (Agenzia Fides 22/1/2008 righe 36 parole 485)


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