AFRICA - Aiutare l’Africa a inserirsi nei commerci mondiali per ridurre la povertà: aperto in Tanzania un meeting internazionale

lunedì, 1 ottobre 2007

Dar es Salaam (Agenzia Fides)- Aiutare l’Africa a inserirsi nel sistema di commercio internazionale per promuovere il suo sviluppo economico. È lo scopo di un meeting al quale partecipano i Ministri economici africani che si apre oggi, 1° ottobre, a Dar es Salaam, capitale della Tanzania.
Il convegno, che si concluderà il 3 ottobre, è organizzato dalla Banca Africana di Sviluppo e rientra nell’iniziativa “Aid for Trade”, promossa dall’Organizzazione Mondiale per il Commercio e dalla Banca Mondiale.
In Asia diversi Paesi hanno raggiunto un buon livello di sviluppo e ridotto la povertà grazie ai commerci internazionali. Si pensi solo alla Corea del Sud, a Singapore e alla Cina. Ci si chiede perché non replicare lo stesso successo anche in Africa. Il continente, pur disponendo di risorse naturali che sono considerate strategiche dall’industria mondiale, conta solo per circa il 3% sul totale dei commerci internazionali. Negli anni ’50 questa percentuale era del 10%. Dopo decenni di declino, negli ultimi 20 anni la situazione è in via di miglioramento: i commerci sono cresciuti di cinque volte e le esportazioni africane sono aumentate del 15% all’anno, dal 2000 in poi.
Per aumentare il volume delle esportazioni e la quota africana dei commerci mondiali occorrono nuove infrastrutture e un’armonizzazione delle legislazioni nazionali. La mancanza di infrastrutture comporta infatti costi aggiuntivi per le imprese: i costi di trasporto rappresentano il 13% dei costi di una merce africana destinata all’esportazione, mentre è del 8-9% negli altri Paesi in via di sviluppo e del 5,2% in quelli sviluppati. Per affrontare il problema delle infrastrutture servono massicci investimenti per costruire porti, strade, ferrovie, aeroporti, reti elettriche e di telecomunicazione. La Banca Mondiale ha calcolato che per costruire le reti stradali che collegano le capitali africane alle principali città occorrono 20 miliardi di dollari, ai quali si aggiungono un miliardo di dollari all’anno per la manutenzione. Un prezzo alto ma che permetterebbe di incrementare i commerci per un valore di 250 miliardi di dollari in 15 anni, con le aree rurali a trarre i maggiori benefici.
Un altro fattore da modificare è il sistema burocratico doganale dei Paesi africani che ritarda la consegna della merce in media di 11 giorni, rispetto ai 7 giorni dei Paesi dell’America Latina e ai 5 giorni e mezzo di quelli asiatici. Secondo l’Organizzazione per lo Sviluppo Economico la riduzione di 6 giorni dei ritardi dovuti alle procedure doganali comporterebbe un aumento del 10% delle esportazioni africane.
Gli organismi internazionali del commercio stanno valutando con i Paesi africani, l’avvio di programmi per la formazione degli impiegati doganali e la forniture di sistemi computerizzati per accelerare le procedure alla frontiera. Nell’ambito dell’iniziativa “Aid for Trade” gli esportatori africani imparano ad adottare gli standard di qualità e sanitari richiesti dai mercati dei Paesi sviluppati.
La riduzione della povertà in Africa passa anche per il commercio internazionale, ma bisogna ricordare anche l’importanza della lotta alla corruzione, favorita dalla presenza dei cosiddetti “paradisi fiscali” (vedi Fides 21 settembre 2007). (L.M.) (Agenzia Fides 1/10/2007 righe 37 parole 496)


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