ASIA/INDONESIA - Il terremoto crea nuovi sfollati, ma il timore più grande è la ripresa della violenza interreligiosa

venerdì, 27 luglio 2007

Giacarta (Agenzia Fides) - Il recente terremoto nell’isola di Sulawesi (Indonesia orientale) non è la preoccupazione più grande. Eppure oltre 100 persone risultano morte o disperse, e l’isola è devastata da frane e alluvioni dovute alle forti piogge degli ultimi giorni, mentre miglia di profughi ricevono aiuti di emergenza, soprattutto nella provincia centrale dell'isola, la più colpita.
Secondo fonti di Fides sul luogo, a destare maggior timore è il rischio che si riaccenda la violenza tra la comunità cristiana e quella musulmana, dopo un periodo di relativa calma e dopo che la popolazione stava cercando di tornare alla normalità.
E’ stata ancora la sentenza di un tribunale a suscitare proteste e malcontento: 17 cristiani protestanti sono stati condannati con pene fino a 14 anni di carcere per aver ucciso lo scorso settembre due musulmani. L'episodio avvenne a Poso, nella parte occidentale dell'isola. I due furono uccisi come rappresaglia per l'esecuzione di tre cristiani, la nota vicenda di Tibo e compagni, gli unici ad aver pagato di persona per gli scontri interreligiosi che hanno infiammato l’isola fra il 1999 e il 2001. La città di Poso è sempre stata un punto caldo: infatti, a differenza del resto dell'arcipelago indonesiano, dove i musulmani sono una maggioranza schiacciante, i cristiani rappresentano metà della popolazione. Le violenze provocarono oltre duemila morti, finchè nel 2001 fu firmato un accordo di pace tra le due comunità restaurando un fragile equilibrio.
Violenze isolate, attentati più o meno gravi, improvvise proteste di gruppi militanti si registrano ancora oggi, segno che l’area non è del tutto pacificata, e che vi operano fazioni integraliste che non accettano la convivenza civile. Alcuni episodi hanno continuato a tenere alta la tensione: il caso di tre ragazze cristiane decapitate nell’ottobre 2005 da alcuni facinorosi musulmani; la condanna a morte e l’esecuzione di Tibo, Fabianus e Domingus, i tre cattolici giustiziati in settembre perché accusati di essere coinvolti nei massacri della guerra civile del 1999-2001. (PA) (Agenzia Fides 27/7/2006 righe 28 parole 286)


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