EUROPA/ITALIA - Il Card. Caffarra presiede le ordinazioni diaconali e presbiterali della Fraternità sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo: “La coscienza che voi avrete da questa sera di voi stessi, dovrà essere piena fino all’orlo della vostra missione”

martedì, 26 giugno 2007

Roma (Agenzia Fides) - “Carissimi ordinandi, fra poco direte e ripeterete la parola più grande che la persona possa dire: ‘Sì, lo voglio’. È l’atto supremo della vostra libertà; è questo atto che partorisce in senso forte il vostro io. Perché chi genera l’io non è l’intelligenza, non sono le emozioni: è la libertà, è l’esercizio della volontà.” Sono le parole con cui il Cardinale Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna, si è rivolto ai tre candidati al diaconato ed ai tre candidati al sacerdozio della Fraternità sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo che ha ordinato il 23 giugno nella Basilica di San Pietro in Vincoli a Roma (vedi Agenzia Fides 23/6/2007).
“Ma questa grande parola, ‘lo voglio’, è preceduta da un ‘sì’ - ha proseguito il Card. Caffarra -: avete risposto ad una chiamata che vi ha preceduto. E così questa sera siete usciti per sempre da quell’autonomia che conduce l’uomo alla noia della vita, e siete entrati nella verità dell’esistenza che vi assicura la beatitudine. La coscienza che voi avrete da questa sera di voi stessi, dovrà essere piena fino all’orlo della vostra missione. Questa perfetta coincidenza nella vostra coscienza fra la vostra identità e la vostra missione è quanto al vostro essere la verginità, quanto al vostro vivere l’obbedienza”.

Commentando le letture della liturgia della vigilia della solennità di San Giovanni Battista, il Card. Caffarra ha detto: “La rivelazione dell’identità di Giovanni venne fatta al padre. È attraverso il padre, è nell’esperienza di una paternità compiuta sigillata dalla parola di Dio, che Giovanni viene definito nella sua identità propria e nella sua missione unica. Ed è dolce pensare che Zaccaria abbia rivelato al giovane figlio che cosa spiegava la sua esistenza, quali erano le ragioni ultime del suo esserci. Ma c’è una cosa in comune fra Geremia e Giovanni, cu cui vorrei attirare in particolare la vostra attenzione. La potrei dire in sintesi nel modo seguente: è la missione il contenuto della coscienza che Geremia e Giovanni ebbero di se stessi. Non c’è altra via da percorrere per giungere ad un’autocoscienza vera che la missione affidata.”
Nel suo saluto al Cardinale Arcivescovo di Bologna, mons. Massimo Camisasca, Superiore generale della Fraternità sacerdotale dei Missionari di san Carlo Borromeo, ha manifestato la gioia di un giorno così importante ed ha ricordato l’amicizia che lega da lungo tempo il Cardinale alla Fraternità. “È un momento drammatico per il nostro Paese: noi desideriamo essere presenti soprattutto attraverso l’opera educativa - ha affermato mons. Camisasca -. Con la nostra presenza a Bologna vogliamo proseguire l’opera che don Giussani ha posto al centro della propria vita e della propria parola: l’educazione dei giovani, come strada privilegiata per portare al mondo intero l’annuncio e la compagnia di Cristo ad ogni uomo.” (S.L.) (Agenzia Fides 26/6/2007; Righe 33 - Parole 462)


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