AFRICA/CONGO RD - Inquietudine a Bukavu, nell’est del Congo, dopo l’omicidio di un giornalista di Radio Okapi; il processo ai presunti assassini rinviato a fine mese

lunedì, 18 giugno 2007

Bukavu (Agenzia Fides) - È stato rinviato al 25 giugno il processo ai presunti responsabili della morte di Serge Maheshe, il giornalista di Radio Okapi, l’emittente di Bukavu (est della Repubblica Democratica del Congo) sponsorizzata dalle Nazioni Unite, ucciso il 13 giugno. Sotto accusa per l’omicidio sono due militari dell’esercito, ed infatti il processo si svolge di fronte al tribunale militare e non a quello civile. Sabato 16 giugno almeno 5 mila persone avevano partecipato ai funerali del giornalista nella Cattedrale di Bukavu, mentre le radio della regione sospendevano la normale programmazione trasmettendo musica religiosa.
L’omicidio di Serge Maheshe è l’ultimo di una serie di episodi preoccupanti avvenuti nel Kivu, da dove continuano a giungere notizie allarmanti che rivelano una grave situazione di insicurezza: scontri tra Forze Armate Congolesi e gruppi armati stranieri (le Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda - FDLR, ribelli hutu ruandesi presenti in territorio congolese dal 1994); massacri e sequestri di persone imputati alle milizie FDLR; omicidi di civili da parte di uomini armati che indossano uniformi militari; banditismo e furti a mano armata che sfociano spesso in assassini. L’episodio più grave risale alla notte tra il 26 e 27 maggio, quando almeno 29 civili sarebbero stati uccisi all'arma bianca e altri 23 feriti, durante un attacco a due villaggi di Kanyola, nel territorio di Walungu (vedi Agenzia Fides 28 e 31 maggio 2007). La società civile locale attribuisce questo attacco omicida ai ribelli hutu rwandesi, le FDLR. Kanyola, un villaggio del territorio di Walungu situato 50 km ad ovest di Bukavu, la capitale provinciale, è da anni il bersaglio di attacchi, di saccheggi e di sequestri perpetrati dai ribelli hutu rwandesi e dai "Rasta", un gruppo composito costituito da miliziani locali e stranieri.
L’insicurezza costringe la popolazione a cercare rifugio in aree più sicure. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Profughi (UNHCR) ha dichiarato che nel Nord-Kivu i civili continuano ad essere vittime di minacce, attacchi a mano armata, sequestri, incendi di case, di omicidi e di stupri. Durante gli ultimi tre mesi, la situazione di instabilità continua ha costretto circa 123.000 congolesi a fuggire dalle loro case e villaggi. Alcuni vivono in capanne improvvisate nei siti per gli sfollati, altri sono ospitati da famiglie di accoglienza. Questo spostamento di popolazione è avvenuto in seguito al dispiegamento, nel febbraio scorso, delle nuove brigate dell'esercito e alle operazioni militari, nel mese di aprile, contro le FDLR, i ribelli rwandesi ancora presenti in Congo. I diversi gruppi armati che operano nell’area sono la maggior minaccia per le popolazioni civili. L’instabilità dell’est del Congo è vista da più parti come il preludio ad una nuova guerra, dove le tensioni locali sono strumentalizzate da interessi economici e finanziari stranieri per mettere le mani sulle ricchezze dell’area. (L.M.) (Agenzia Fides 18/6/2007 righe 40 parole 507)


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