AFRICA/COSTA D’AVORIO - Una visita carica di significati simbolici: il leader dell’ala radicale del partito presidenziale si reca nel feudo degli ex ribelli

lunedì, 11 giugno 2007

Abidjan (Agenzia Fides)- “Un piccolo passo simbolico ma molto importante sulla via della pace in Costa d’Avorio”. Così fonti della Chiesa locale commentano all’Agenzia Fides la visita effettuata a Bouaké nel nord della Costa d’Avorio, da Charles Blé Goudé, capo dei “Giovani Patrioti”, la milizia vicina al Presidente Laurent Gbagbo. Bouaké è il capoluogo della regione sotto controllo dei ribelli delle Forze Nuove ed è rimasta isolata dal resto del Paese dal settembre 2002. “Solo dopo aver superato infiniti posti di blocco controllati dai diversi gruppi che si sono affrontati nella guerra civile ivoriana si poteva passare da una parte all’altra, in cambio di una piccola tangente, a volte anche solo un po’ di sigarette” ricordano le nostre fonti. Dopo gli accordi del 4 marzo firmati a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso (vedi Fides 5 marzo 2007) che hanno messo fine alla crisi ivoriana, la Costa d’Avorio sta ritrovando la sua unità territoriale.
La visita del leader della parte più intransigente del campo filo-presidenziale nel feudo degli ex ribelli ha quindi un’importanza altamente simbolica per suggellare la fine delle tensioni tra le due parti. Goudé ha reso omaggio a Guillaume Soro, il capo delle “Forze Nuove” che a seguito degli accordi di Ouagadougou è stato nominato Primo Ministro. “Guillaume Soro" - ha detto il leader dei “Patrioti” a Bouaké - “è mio amico. Eravamo legati. A un certo punto, ci siamo separati. Oggi siamo legati di nuovo e niente potrà separarci di nuovo”. “Dopo che Guillaume Soro ha assunto l’incarico abbiamo deciso di sostenerlo per dimostrare al resto del mondo che possiamo fare la pace. La nostra presenza a Bouaké è un simbolo. Se fra questa folla vi sono persone che ho scioccato, io chiedo perdono” ha detto Godé di fronte a 500 persone che lo hanno applaudito.
La situazione nel nord del Paese è però ancora precaria, perché si devono riparare i danni provocati dai combattimenti, dai saccheggi e dall’isolamento dal resto del Paese. Migliaia di funzionari statali (tra i quali diversi insegnanti, medici e infermieri) si erano rifugiati nelle aree sotto controllo governativo. La Chiesa ha svolto un’azione di supplenza specie nei momenti più drammatici, assicurando l’istruzione e il funzionamento di alcune strutture sanitarie. Nella “terra di nessuno” che separava le due parti, controllate dai “Caschi Blu” e dai soldati francesi dell’operazione Licorne, sono stati svuotati diversi villaggi. I loro abitanti ancora oggi languono in campi per sfollati in attesa di ritornare in un’abitazione che è completamente da ricostruire. Deve essere inoltre avviato il processo di disarmo e smobilitazione dei combattenti, più volte annunciato e rinviato. La pace è arrivata, ma resta ancora molto da fare per riportare la normalità nel Paese. (L.M.) (Agenzia Fides 11/6/2007 righe 35 parole 470)


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