AFRICA/SUDAN - Presentato il Rapporto sui diritti umani nel Darfur; la comunità internazionale studia nuove sanzioni

venerdì, 16 marzo 2007

Khartoum (Agenzia Fides) - Si accentua la pressione internazionale sul governo sudanese dopo che la missione speciale del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha accusato Khartoum di aver “orchestrato e partecipato ai crimini di guerra e ai crimini contro l’umanità” nel Darfur, la regione occidentale del Sudan da anni sconvolta dalle azioni delle milizie filo-governative e di alcuni movimenti ribelli. Il Rapporto viene esaminato oggi, venerdì 16 marzo, dal Consiglio dei Diritti Umani, un organismo che è stato fondato l’anno scorso per promuovere e proteggere i diritti umani nel mondo.
Nel Rapporto si sottolinea che “le forze governative hanno spesso agito di concerto con le milizie Janjaweed (le milizie a cavallo filo - governative, responsabili della maggior parte degli abusi contro i civili)”, ma si condannano pure i movimenti ribelli che “si sono resi responsabili di gravi violazioni dei diritti dell’uomo”. Il documento lamenta inoltre che le organizzazioni umanitarie sono diventate oggetto di attacchi e il loro lavoro incontra gravi impedimenti.
“Il Sudan deve cessare di prendere a bersaglio i civili del Darfur, deve terminare di sostenere le milizie Janjaweed e procedere al loro disarmo e allo loro smobilitazione e integrazione nella società civile” sottolinea il Rapporto, che raccomanda al Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU di “creare una struttura speciale o un meccanismo per seguire la situazione nel Darfur” e chiede al governo sudanese “cooperazione totale per il dispiegamento senza ritardi di una forza di pace e di protezione congiunta dell’ONU e dell’Unione Africana”.
Il Sudan ha respinto il rapporto accusando la Presidente della Missione Speciale, la canadese Jody Williams, premio Nobel per la pace, di “aver avuto fin dall’inizio un atteggiamento ostile nei confronti del Sudan”. La Missione non ha potuto recarsi in Darfur per raccogliere elementi utili all’estensione del suo rapporto, ma ha intervistato alcune delle 200mila persone della regione accolte nei campi per rifugiati nel confinante Ciad. Altri 2 milioni di abitanti sono sfollati nei campi all’interno del Darfur.
Il governo sudanese si è finora opposto all’invio di una forza internazionale per la protezione delle popolazioni della regione. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU sta studiando l’imposizione di sanzioni economiche al Sudan, oltre che limiti agli spostamenti internazionali di esponenti governativi. Anche il governo statunitense prevede di imporre nuove sanzioni oltre a quelle già in atto da qualche tempo. Le pressioni internazionali sul governo di Khartoum provengono anche dall’Africa. Il Rwanda ha infatti minacciato di ritirare i propri militari dal contingente dell’Unione Africana dispiegato in Darfur, perché i soldati “non sono appoggiati da coloro che dovrebbero farlo”. I 7mila soldati africani dovrebbero essere integrati in una forza ONU/UA con maggiori mezzi e un mandato più ampio. (L.M.) (Agenzia Fides 16/3/2007 righe 39 parole 459)


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