del Cardinale Dominique Joseph Mathieu OfmConv*
Teheran (Agenzia Fides) - Alla vigilia della Giornata Mondiale della Pace, che si celebra domani, che la Chiesa cattolica celebra il 1° gennaio di ogni anno, pubblichiamo alcune riflessioni del Cardinale Arcivescovo di Arcivescovo di Teheran- Isfahan sull’urgenza di invocare la pace come dono di Dio per ritrovare cammini di convivenza e riconciliazione in un mondo di nuovo in preda alle retoriche belliciste e inghiottito delle sabbie mobili della corsa al riarmo
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L’aumento della retorica bellicista e la corsa al riarmo, in nome di una presunta ricerca della pace, turbano profondamente le coscienze.
In un mondo segnato da accuse di genocidio, etnocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e continue violazioni o intimidazioni delle istituzioni internazionali incaricate di custodire la giustizia e la pace tra le nazioni, la tentazione di dominare con la forza sembra prevalere sulla giustizia e sul bene comune.
Dobbiamo allora concludere che il conflitto e la guerra sono lo stato naturale dell’uomo? O piuttosto siamo chiamati a riscoprire la vocazione pacifica inscritta nel cuore stesso della creazione?
Di fronte alla logica di un potere egemonico mondiale, unipolare ed emotivo, e dei suoi proxy regionali che cercano di ricolonizzare con la forza anziché con il dialogo, molte nazioni aspirano a una vera multipolarità fondata sul rispetto reciproco e sulla sovranità dei popoli.
Gli uomini e le donne di buona volontà, in tutto il mondo, non desiderano soltanto l’assenza di guerra, ma la costruzione di una pace autentica e duratura, radicata nella giustizia, nella verità e nella misericordia.
Una pace imposta dalla paura o dalla costrizione non è una vera pace, ma una sua contraffazione, che poggia sull’ingiustizia e genera diffidenza e divisione.
La vera pace, invece, si costruisce attraverso il dialogo e il rispetto della sovranità delle parti direttamente o indirettamente coinvolte, in uno spirito di buon vicinato. Essa richiede una vera comunione fondata sulla ricerca della verità mediante il dialogo – parole che permettono l’incontro tra avversari – e implica un processo di conversione attraverso opere di perdono e l’impegno per la giustizia sociale.
La vera pace, affermava papa Leone XIV durante il Giubileo della spiritualità mariana, “non è deterrenza ma fraternità; non è un ultimatum, ma dialogo. Non verrà come frutto della vittoria sul nemico, ma come risultato di semi di giustizia e di perdono coraggioso.”
La fede cristiana ci ricorda che Cristo stesso, di fronte alla violenza, rifiutò di rispondere con la forza: “Rimetti la tua spada nel fodero” (Mt 26,52). La sua pace non è fragile né passeggera, ma eterna e feconda, perché viene da Dio.
I potenti del mondo talvolta costruiscono i loro imperi sulla ricchezza e sulla paura. Tuttavia, come denunciava il profeta Osea, “Hanno seminato vento” (Os 8,7). Contando sulle proprie ricchezze e sull’aiuto delle nazioni pagane, stipularono trattati incauti con l’Assiria invece di confidare in Dio (cfr. Os 8,9). Dimenticano che ogni pace duratura si fonda non sulle armi, ma sulla fiducia in Dio. La pace nasce dal cuore umile che sceglie il servizio invece della dominazione.
Gesù non nega la realtà della violenza che lo circonda; Egli la riconosce, ma rifiuta di rispondere con la forza. Ci ricorda che dovremo affrontare opposizioni, anche nel nostro stesso ambiente. La pace vera che Egli ci insegna non teme le accuse, perché riposa nello Spirito di Dio in noi. Non è la pace temporanea proclamata dai falsi profeti, ma quella che dura per sempre, portata dal Messia.
Cristo chiama ogni credente a vivere la fede nel rifiuto della violenza e nell’amore attivo. Diventare artigiani di pace e dare una possibilità alla vera pace significa trasformare le nostre armi interiori – rabbia, rancore, paura – in strumenti di pace e di riconciliazione, facendo dei nostri cuori campi di misericordia dove la giustizia e la carità si abbracciano per il bene comune.
Lodando gli operatori di pace, papa Leone XIV diceva: “Coraggio, andate avanti, voi che costruite le condizioni per un futuro di pace, di giustizia e di perdono; siate miti e determinati, non arrendetevi.” Nessuna ideologia, nessuna ragion di Stato, nessuna fede può mai giustificare l’omicidio o l’odio.
Che la Giornata Mondiale della Pace ci trovi uniti nella preghiera e nell’azione, decisi a fare dei nostri cuori dimore di fraternità, dove la giustizia e la carità si abbracciano. Agenzia Fides 31/12/2025)
* Arcivescovo di Teheran- Isfahan