Mandalay (Agenzia Fides) - Dopo il terremoto e anni di sfollamento a causa del conflitto civile, "la vita della gente comune non ha grandi prospettive. Resta la fede. E questa aiuta ad andare avanti ogni giorno, a non perdere la speranza. Ma si va avanti a piccoli passi, giorno dopo giorno, confidando nella Provvidenza, e in quello che il Signore dona momento per momento, senza guardare troppo avanti ", dice all'Agenzia Fides p. Bruno Delorme, missionario delle Missioni Estere di Parigi (MEP) in Myanmar. Nella parrocchia di Nostra Signora del Rosario, a Mandalay, dove il missionario svolge servizio pastorale accanto al parroco locale, sono stabilmente accolti oltre 650 sfollati interni che vivono il tempo di Avvento preparandosi al Natale cercando di accogliere la grazia del Dio-con-noi. "Gli sfollati erano con noi già da prima del terremoto del marzo scorso; si sono rifugiati nel complesso della parrocchia a causa dell'insicurezza e della tensione politica e sociale esistente", ricorda. "Poi è giunto il terremoto ad acuire la sofferenza", rileva. "E' stata un'esperienza traumatica: case, strade, ponti distrutti. A Mandalay ora la gente sta cercando di ricostruire ma c'è bisogno di denaro e anche di maestranze competenti", prosegue. Intanto "l'inflazione è altissima, mancano i beni di prima necessità e costano molto, la vita quotidiana per la gente è molto difficile", dice.
Nella parrocchia, racconta il missionario, " cerchiamo di dare conforto materiale e spirituale: ogni giorno nutriamo e ci occupiamo degli sfollati, grazie alla solidarietà di molti. Abbiamo realizzato rifugi temporanei per le famiglie. La gente vive nel disagio e nell’afflizione, ma continua a sperare in un futuro migliore per la sua vita e per la nazione. Vi saranno le elezioni annunciate dalla giunta militare: vedremo cosa ci riserverà il futuro", nota.
Tra i profughi, "vi sono 130 bambini. Per loro abbiamo creato una piccola scuola informale. Non ci sono giovani perché, a causa della leva obbligatoria, sono fuggiti, alcuni anche in Thailandia", riferisce.
Nel Myanmar travagliato da quasi cinque anni di guerra civile (iniziata dopo il golpe del 1° febbraio 2021), le comunità cristiane vivono accanto a tutta la popolazione la grave situazione umanitaria nel conflitto in corso, che ha fatto 3,5 milioni di sfollati interni.
Intanto la giunta militare ha annunciato le elezioni in un paese diviso tra aree controllate dalla giunta e quelle controllate dai gruppi di resistenza. Il voto è programmato in due fasi distinte: il 28 dicembre la prima fase, l'11 gennaio la seconda, ma coinvolgerà solo i cittadini residenti in aree sotto controllo della giunta, mentre il partito della Lega Nazionale per la Democrazia, che aveva vinto le elezioni prima del golpe, non sarà presente.
Nel frattempo, la pressione dell'esercito birmano sui gruppi amati della resistenza si è intensificata: nelle ultime settimane i militari hanno moltiplicato le offensive e i bombardamenti. Ne ha fatto le spese un ospedale, colpito il 10 dicembre a Mrauk-U, nello stato di Rakhine.
Ha chiesto il 10 dicembre l'austriaco Volker Türk, Alto Commissario Onu per i diritti umani: "Come si può affermare che queste elezioni saranno 'libere e giuste', e come possono aver luogo se una parte considerevole del paese è fuori dal controllo di nessuno, mentre l'esercito da anni reprime la sua stessa popolazione?"
(PA) (Agenzia Fides 18/12/2025)