ASIA/PAKISTAN - Allarme dell’Onu: giudici sotto pressione per applicare la “legge sulla blasfemia”

giovedì, 31 maggio 2012

Islamabad (Agenzia Fides) – La questione della “blasfemia” è un “buco nero” per il sistema giudiziario in Pakistan. I giudici pakistani sono sotto pressione per condannare a morte le persone accusate in base alla “legge sulla blasfemia”, mentre gli avvocati sono riluttanti ad assumere le difese degli imputati, a causa delle intimidazioni. E’ la denuncia di Gabriela Knaul, Relatore speciale delle Nazioni Unite sull'indipendenza dei giudici e degli avvocati, a conclusione di una visita di 11 giorni in Pakistan, in cui ha esaminato il sistema giudiziario del paese. La “Legge sulla blasfemia” consiste in due articoli del Codice penale (il 295b e 295c) che chiedono la pena di morte per chiunque insulti l’Islam, il suo libro sacro o il profeta Maometto. Della legge si abusa spesso per dirimere questioni personali o faide familiari. Vittime di false accuse sono spesso cristiani e altre minoranze religiose. Come riferito a Fides, Gabriela Knaul ha rimarcato che “i giudici sono costretti a decidere contro gli accusati, anche senza prove a sostegno” e che temono “rappresaglie da parte delle comunità locali”. La rappresentante Onu ha sollecitato il governo pakistano ad affrontare le sfide esistenti per garantire l'indipendenza del sistema giudiziario.
P. James Channan OP, Direttore del “Dominican Center for Peace” a Lahore, conferma a Fides: “Le pressioni dei gruppi radicali ci sono e influenzano i giudici nei tribunali di primo grado. Lo abbiamo visto, ad esempio, fra gli ultimi casi di blasfemia, nella storia di Asia Bibi. A volte i cristiani accusati vengono assolti nell’appello all’Alta Corte o alla Corte Suprema. Ma anche i giudici che assolvono i presunti blasfemi finiscono sotto tiro degli estremisti. Il problema centrale resta l’abuso della legge sulla blasfemia. Il governo, che verbalmente si è più volte impegnato a fermare tali abusi, dovrebbe passare ai fatti. La questione non è nuova, ma siamo felici che venga sollevata a livello delle Nazioni Unite. Speriamo che tale presa di posizione abbia un impatto e che nei tribunali pakistani sia garantita la giustizia”.
Nel 2011 due importanti figure politiche che hanno criticato la legge sulla blasfemia sono state uccise: il musulmano Salman Taseer, ucciso da una delle guardie del corpo a gennaio 2011, e Shahbaz Bhatti, l'unico ministro cristiano nel governo federale, freddato da militanti a marzo 2011. (PA) ) (Agenzia Fides 31/5/2012)


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