AFRICA/CONGO RD - Solo un dialogo inter rwandese può risolvere l’instabilità dell’est del Congo

giovedì, 24 maggio 2012

Kinshasa (Agenzia Fides) - Continuano i combattimenti nel Nord Kivu (est della Repubblica Democratica del Congo) tra l’esercito nazionale e i militari disertori fedeli al generale Bosco Ntaganda, ricercato dal governo congolese per “indisciplina” e colpito da un mandato di arresto emesso nel 2006 dalla Corte Penale Internazionale (CPI) per reclutamento di bambini soldato. “Ntaganda proviene dal Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (CNDP), un ex gruppo armato filo rwandese e ora trasformato, almeno ufficialmente, in partito politico, addirittura membro della Maggioranza Presidenziale (MP)” spiega una nota inviata all’Agenzia Fides da Rete Pace per il Congo.
Gli scontri sono iniziati in seguito alle forti pressioni della CPI e della comunità internazionale sul presidente congolese Joseph Kabila, affinché proceda all’arresto di Bosco Ntaganda.
Ultimamente è apparso sulla scena anche un nuovo gruppo, il Movimento del 23 Marzo (M23), guidato dal colonnello Sultani Makenga, anche lui membro del CNDP. Teoricamente, questo nuovo gruppo armato rivendica nuove trattative con il governo, per completare la realizzazione degli accordi di pace firmati, appunto, il 23 marzo 2009 a Goma, e dichiara di essere indipendente da Bosco Ntaganda. “In realtà, si tratta certamente di una strategia dello stesso CNDP per aprire più fronti, ostacolare l’arresto di Bosco Ntaganda e, nello stesso tempo, mettere il governo in nuove difficoltà, in vista di nuove rivendicazioni militari (promozioni a gradi maggiori) e politiche (qualche posto ministeriale a Kinshasa o a livello provinciale)” afferma la nota.
Contemporaneamente, approfittando di questa situazione, i ribelli rwandesi delle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR) hanno intensificato i loro attacchi contro la popolazione massacrando, nell’ultimo mese, oltre 250 persone. “La minaccia delle FDLR è grave e da non sottovalutare e va affrontata con una strategia adeguata: la soluzione militare è nettamente insufficiente ed estremamente pericolosa per la popolazione locale” affermano i missionari di Rete Pace per il Congo.
Il Rwanda propone la sua collaborazione per trovare una soluzione pacifica e politica alla nuova crisi del Kivu, proponendosi come mediatore tra il governo congolese e la nuova ribellione del M23. “L’offerta del Rwanda fa nascere il sospetto che sia proprio Kigali all’origine del nuovo gruppo armato M23. Tale sospetto sembra essere confermato dal fatto che Kigali propone pure una nuova operazione militare congiunta nel Kivu contro i ribelli rwandesi delle FDLR, ancora attivi nella provincia” afferma la nota. “Kigali sembra dimenticare l’esito negativo delle precedenti operazioni militari e, deliberatamente, omette di riconoscere che solo un dialogo inter rwandese inclusivo può risolvere la questione delle FDLR” continuano i missionari. “Un dialogo tra il governo ruandese e le FDLR in vista di un accordo politico e di una riconciliazione tra Ruandesi è l’unica via per disarmare le FDLR. Ma Kigali non lo accetta per mantenere la sua presenza nel Kivu, in vista dello sfruttamento delle enormi ricchezze minerarie della zona: coltan, cassiterite, oro, petrolio e gas metano” conclude il documento. (L.M.) (Agenzia Fides 24/5/2012)


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