VATICANO - “I Santi della Carità” nell’Enciclica “Deus caritas est”: San Camillo de Lellis

mercoledì, 1 marzo 2006

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Nella sua Enciclica “Deus caritas est”, Papa Benedetto XVI annovera Camillo de Lellis tra i “modelli insigni di carità sociale”, additandolo ad esempio per tutti gli uomini di buona volontà. A buona ragione Camillo merita di essere preso a modello, in particolare per il contributo che egli ha dato, nel campo umano, allo sviluppo della assistenza agli ammalati, tanto da essere definito da Benedetto XIV nel decreto di canonizzazione “iniziatore di una nuova scuola di carità”.
Toccato dalla miserevole condizione in cui versavano i malati ricoverati negli ospedali, Camillo decise di dare vita “ad una compagnia di homini dabbene”, che si prendessero cura dei malati, motivati semplicemente dall’ardore apostolico. Il suo zelo fu tale da contribuire all’iniziale sviluppo della scienza infermieristica, codificando per i suoi seguaci un codice deontologico che, secoli dopo, sarà ripreso dalle moderne scienze infermieristiche.
La profonda spiritualità che mosse Camillo all’azione lo rese capace di percepire i bisogni dell’uomo malato e di animare i suoi seguaci a prendersene cura, con una attenzione che oggi viene definita “assistenza globale”. Nel fare questo, Camillo anticipa di alcuni secoli coloro che sono considerati i fondatori della teoria dell’assistenza infermieristica, un’attività che nel XVI secolo veniva imposta a coloro che dovevano scontare una pena. Camillo, perciò, non è il continuatore della tradizione millenaria della Chiesa nel campo della carità: egli ne realizza il contenuto spirituale con la attenzione e la priorità data alla persona umana. Con l’invito a prendersi cura dei malati “con lo stesso affetto che suole una madre verso l’unico figlio infermo”, Camillo non solo indica il modo di servire ma la centralità della persona del malato nella prassi dei suoi seguaci.
Questa attenzione lo porta a proposte innovative nel campo della assistenza, tali da entrare a buon diritto nel codice professionale di colui che esercita l’arte della assistenza. Infatti, leggendo le “Regole che s’hanno da tenere negli Ospedali per ben servire gli infermi” - scritte da Camillo per i suoi seguaci che operavano all’Ospedale Ca’ Granda di Milano - si deve riconoscere che egli si riferisce a quanto oggi viene definito “bisogni di assistenza infermieristica” (come alimentare una persona, come spostarla, come aiutarla a riposare, come aiutarla nell’eliminazione urinaria e intestinale). Per rispondere a questi bisogni San Camillo propose nuove tecniche. Ad esempio, inventò la tecnica dell’igiene del cavo orale: nella situazione di limitazione fisica, essa fu “una carità particolarmente cara quanto inusitata”, mai vista prima.
San Camillo inventò il rifacimento del “letto occupato”, ossia la modalità per rifare il letto - una tecnica che richiede particolari accorgimenti - quando la persona non poteva essere alzata e necessitava di maggiore confort. Inventò anche degli ausili per evitare che i suoi malati fossero costretti ad andare “in gabinetti che sono sporchi, puzzano e sono anche coperti di fango”. Questi brevi e semplici esempi stanno a dimostrare la potenza della Grazia trasformante. Camillo, un uomo di poco studio, seppe comprendere l’unità e l’unicità della persona umana, offrendo risposte personali a bisogni individuali, con creatività e competenza. (Fratel Luca Perletti, Segretario Generale dei Missionari Camilliani)
Nota biografica - Camillo de Lellis nacque a Bucchianico (Chieti) il 25 maggio 1550 e morì a Roma il 14 luglio 1614. Da giovane seguì le orme del padre, dedicandosi all’arte militare. Fu la parola di un frate cappuccino che gli fece aprire gli occhi: egli ricordò il 2 febbraio 1575 come il giorno della sua conversione. A causa di una piaga alla gamba fu ricoverato all’ospedale S. Giacomo di Roma. Di fronte alla situazione di abbandono dei malati, Camillo pensò di convocare un gruppo di amici e di coinvolgerli nel servizio degli infermi . Nacque così nel 1582 la Compagnia dei Servi degli Infermi. Quattro anni dopo Papa Sisto V la riconobbe come Congregazione e accolse la domanda di Camillo di portare sulla veste una croce rossa. Quando Papa Benedetto XIV lo proclama Santo (1746), afferma che Camillo de Lellis è stato iniziatore di "una nuova scuola di carità".
Attualmente, l‘Ordine è presente nei 5 continenti, dove conta 156 case e circa 1100 religiosi. E’ impegnato in molteplici attività nel campo sanitario e sociale, con speciale preferenza per le fasce più deboli ed emarginate. Gestisce circa 180 opere (Ospedali, Case di Cura, Centri di Riabilitazione psico - fisica, case alloggio, etc). Opera anche nel campo educativo attraverso l’amministrazione di alcune Università con un indirizzo sanitario e sociale. Attraverso i diciotto centri di pastorale sanitaria contribuisce a diffondere l’attenzione della Chiesa verso i malati, abilitando migliaia di persone a svolgere varie attività nel campo della salute. Una particolare menzione all‘Istituto Internazionale di Teologia Pastorale Sanitaria “Camillianum“ di Roma, nato su esplicito desiderio di Giovanni Paolo II, che ha come obiettivo la formazione pastorale degli operatori sanitari. (A.P.) (Agenzia Fides 1/3/2006, righe 56, parole 785)


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