VATICANO - Papa Francesco alle Pontificie Opere Missionarie: c’è grandezza della Chiesa nel martirio

sabato, 25 maggio 2024

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Anche nel nostro tempo c’è «grandezza della Chiesa nel martirio», nella testimonianza di chi invoca il nome di Gesù mentre viene ucciso a causa sua. Lo ha ripetuto Papa Francesco in uno dei diversi passaggi “a braccio” disseminati nel discorso da lui rivolto ai Direttori nazionali delle Pontificie Opere Missionarie (POM), riuniti in questi giorni a Sacrofano (Roma) per svolgere la loro Assemblea annuale, e ricevuti stamane in udienza nel Palazzo Apostolico.
Anche oggi la missione della Chiesa e il suo pellegrinaggio lungo la storia sono segnati dall’esperienza del martirio. Papa Francesco ha voluto «ringraziare Dio per la testimonianza martiriale» data di recente «da un gruppo di cattolici del Congo, del nord Kivu. Sono stati sgozzati» ha riferito il Pontefice «semplicemente perché erano cristiani e non volevano passare all’islam». Il Papa ha fatto riferimento anche ai cristiani trucidati su una spiaggia della Libia, «quei copti che sono stati sgozzati e in ginocchio dicevano: “Gesù, Gesù, Gesù”».
Nel discorso rivolto ai Direttori nazionali delle POM, Papa Francesco ha preso le mosse dalla Solennità liturgica della Santissima Trinità - celebrata domani, domenica 26 maggio - per ripetere che l’opera missionaria affidata alla Chiesa non è un attivismo auto-prodotto, ma attinge alle sorgenti del misteso stesso di Dio, alla «missione divina» che nel mistero della Santissima Trinità «si offre, si dona e si consuma per la salvezza dell’umanità».
I tratti che rivelano la sorgente trinitaria di ogni autentica opera apostolica - ha spiegato il Pontefice - sono quelli della comunione, della creatività e della tenacia. «Tre parole chiave» ha spiegato il Pontefice ai Direttori nazionali delle POM «che risultano attuali per la Chiesa in stato permanente di missione. E ancora di più per le nostre opere missionarie, chiamate ora a un rinnovamento per un servizio sempre più incisivo e efficace».
Contemplando il mistero della Trinità - ha detto il Papa riguardo alla prima delle tre “parole chiave” che hanno scandito il suo discorso - «vediamo che Dio è comunione di persone, è mistero d’amore. E l’amore con cui Dio ci viene a cercare e salvare, radicato nel suo essere Uno e Trino, è anche ciò che fonda la missionarietà della Chiesa pellegrina sulla terra». Per questo la missione cristiana «non è trasmettere qualche verità astratta o qualche convincimento religioso, meno ancora fare proselitismo».
Riguardo al proselitismo, in un’altra aggiunta “a braccio” al testo scritto, Papa Francesco ha voluto raccontare l’aneddoto di un incontro con una signora, militante di «un gruppo cattolico-ultra, troppo destrorso», che gli si era avvicinata durante una Giornata Mondiale della Gioventù: «la signora era con un ragazzo e una ragazza e mi ha detto: “Santità, voglio dirle che ho convertito questi due! Li ho convertiti!”. L’ho guardata negli occhi» ha raccontato Papa Francesco «e le ho detto: “E a te chi ti converte?”. Questa missione della conversione, ci sono gruppi religiosi che portano il catalogo delle conversioni…».
La chiamata alla comunione - ha proseguito Papa Francesco «implica uno stile sinodale: cioè camminare insieme, ascoltarci, dialogare, litigare insieme, ma sempre in comunità. Questo - ha aggiunto il Pontefice ci allarga il cuore e genera in noi uno sguardo sempre più universale, proprio secondo quanto rimarcato nel momento della fondazione dell’Opera della propagazione della fede: “Non dobbiamo sostenere questa o quella missione in particolare, ma tutte le missioni del mondo”».
Anche la «creatività» - seconda parola “consegnata” da Papa Francesco ai Direttori nazionali delle POM - non è frenesia di inventarsi cose per tenersi occupati, ma nasce dall’essere «radicati nell’opera creativa di Dio, che fa nuove tutte le cose». Per questo la creatività nell’opera apostolica «è legata con la libertà che Dio possiede e che dona a noi in Cristo e nello Spirito. Infatti, “dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà”». La creatività evangelica ha insistito Papa Francesco «nasce dall’amore divino. Quello che ci dà la libertà è lo Spirito. Leggiamo un po’ i primi capitoli degli Atti degli Apostoli, c’è una creatività lì, c’è lo Spirito». Per questo - ha rimarcato il Vescovo di Roma - «ogni attività missionaria è creativa nella misura in cui la carità di Cristo è la sua origine, la sua forma e il suo fine. Così, con fantasia inesauribile, genera modi sempre nuovi di evangelizzare e di servire i fratelli, specialmente i più poveri».
Espressione di tale carità - ha aggiunto il Pontefice, riferendosi alle attività delle Pontificie Opere Missionarie sono anche «le tradizionali raccolte destinate ai fondi universali di solidarietà per le missioni. E a questo scopo dobbiamo promuoverle, e far capire che questo aiuto che io do, che ogni cristiano dà, fa crescere la Chiesa e salva la gente, e quindi aiutare questa partecipazione non solo delle persone, ma anche di gruppi e istituzioni che, con spirito di gratitudine per le grazie ricevute dal Signore, desiderano sostenere le tante realtà missionarie della Chiesa».
La tenacia, terza parola “consegnata” da Papa Francesco alla riflessione della Assemblea delle POM, nell’opera apostolica attinge anch’essa alle sorgenti dell’amore di Dio e al mistero della Trinità. È una fedeltà donata, riflesso della «missione divina». Per questo - ha proseguito Papa Francesco, richiamando il suo messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2024 «la Chiesa continuerà ad andare oltre ogni confine, ad uscire ancora e ancora senza stancarsi o perdersi d’animo di fronte a difficoltà e ostacoli, per compiere fedelmente la missione ricevuta dal Signore».
Riferendosi alla tenacia evangelica, il Pontefice ha inserito a braccio i citati riferimenti all’esperienza martiriale che accompagna il cammino della Chiesa, e anche i richiami al tratto della pazienza con cui vanno guardate e abbracciate le debolezze e le cadute di fratelli e sorelle, «Per favore» ha detto il Papa «siamo pazienti, prendiamoli per mano e accompagniamoli. Per favore, non scandalizzatevi di queste scivolate. “Può accadere a me”, ognuno deve dire “può accadere a me”: essere molto caritatevole, molto delicato e aspettare. Una delle cose che a me tocca del cuore del Signore è la pazienza: sa aspettare, sa aspettare. Guardiamo di più agli aspetti positivi e, in questa gioia che nasce dal contemplare l’opera di Dio, sapremo affrontare con pazienza anche le situazioni problematiche, per non rimanere prigionieri dell’inattività e dello spirito rinunciatario. Tenaci e perseveranti, andate avanti nel Signore! E con i fratelli e sorelle che scivolano e cadono, ricordate che soltanto in una occasione è lecito guardare una persona dall’alto in basso, una sola: per aiutarlo a sollevarsi. Sempre questo gesto con i fratelli e le sorelle che sono scivolati». (GV) (Agenzia Fides 25/5/2024)


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