AMERICA/HAITI - XXXII Giornata Mondiale del Malato: “Sanità al collasso, ma l’isola non è solo violenza”

sabato, 10 febbraio 2024

MM

di Antonella Prenna

Jérémie (Agenzia Fides) – “Il nostro ospedale a Port-au-Prince, rimane un piccolo faro di speranza a fronte di una tenebra che ormai ammanta la città”. Sono parole di padre Massimo Miraglio, unico missionario Camilliano italiano presente in Haiti da 18 anni.

In occasione della XXXII Giornata Mondiale del malato che si celebra domenica 11 febbraio e della XXIV edizione della Giornata di Raccolta del Farmaco in corso dal 6 al 12 febbraio, il missionario descrive la condizione tragica in cui versa il sistema sanitario del Paese caraibico, e allo stesso tempo il grande desiderio di riscatto della popolazione.

“In questo momento" racconta padre Massimo in una conversazione con Agenzia Fides "il sistema sanitario sull’isola è in una situazione veramente disastrosa, nella capitale così come nelle cittadine di provincia quasi tutti gli ospedali, i centri sanitari, gli ambulatori sono chiusi a causa dei disordini e della mancanza di materiale sanitario. Questo è particolarmente grave nelle zone più povere, nei quartieri più popolari dove le tensioni e la violenza sono al massimo grado. Tutte le piccole strutture che davano comunque un servizio, anche se minimo ma comunque esistenti fino a qualche tempo fa, hanno dovuto uno dopo l'altro chiudere e la popolazione è rimasta di fatto senza la possibilità di risolvere i problemi di salute che in questi ultimi anni sono aumentati tragicamente a causa degli scontri e della violenza che sta distruggendo il Paese. Le necessità sanitarie sono aumentate di molto, pensiamo solo a tutte le persone ferite a causa degli scontri tra bande, al problema della denutrizione che favorisce le malattie, soprattutto tra le fasce più deboli, come i bambini e gli anziani, ai malati cronici che non possono approvvigionarsi di medicinali salva-vita. E’ una vera catastrofe sanitaria per ciò che riguarda soprattutto Port au Prince, ma non solo, perché ormai questa realtà è estesa in tutta la provincia. Purtroppo molti ospedali hanno ormai gettato la spugna, chiudono e il personale cerca in ogni modo di lasciare il Paese, insomma la situazione è di una gravità estrema.”

In questo quadro drammatico, una piccola luce di speranza è rappresentata dall'ospedale Foyer Saint-Camille, nella zona de la Plaine, all’uscita nord della capitale. "Malgrado le difficoltà, i problemi, le pressioni, malgrado le minacce" riferisce padre Massimo "l'ospedale è rimasto sempre aperto. È gestito dai religiosi Camilliani haitiani che si sono formati nel corso del tempo e che adesso, con grande coraggio e determinazione, stanno portando avanti l'ospedale, facendo tutto quello che è possibile per poter continuare a occuparsi della popolazione soprattutto delle fasce più deboli.”

Haiti ha sempre avuto un sistema sanitario malfunzionante e soprattutto completamente a pagamento. “I poveri" racconta il missionario Camilliano "erano esclusi e i pochi ricchi potevano farsi curare per le cose più semplici in capitale, ma poi spesso andavano all'estero, soprattutto negli Stati Uniti per le patologie più complicate. E’ sempre stato un sistema sanitario esclusivo con i poveri messi da parte e sempre in grossa difficoltà anche per i più piccoli problemi di salute. In questi ultimi anni la situazione è diventata veramente drammatica. Soprattutto negli ultimi due anni, a causa della violenza imperante e del caos totale, a Port au Prince, che era l'unico punto di riferimento dove c'erano ancora alcuni ospedali, il sistema poco per volta si è come ‘imputridito’, cioè completamente al collasso. A causa della situazione difficile del Paese molti medici, molti infermieri anche ben preparati, hanno lasciato Haiti per emigrare altrove. Nel nostro ospedale camilliano di Port au Prince il personale, tutto haitiano, è un personale formato, volenteroso e all’altezza, che però vive dei momenti estremamente angoscianti. Molte volte non riescono neppure a ritornare a casa, sono obbligati a fare dei lunghi turni e poi rimanere in ospedale anche per la notte per poter riposare e poi riprendere il lavoro. Spesso infatti è difficile lasciare l'ospedale per ritornare nei luoghi dove abitano a causa della violenza che ormai attanaglia completamente la capitale. Diversi infermieri, medici, personale sanitario in questi ultimi anni sono stati rapinati, sono stati rapiti a scopo di estorsione, alcuni non sono mai ritornati a casa.”

Anche la situazione in provincia è peggiorata. Prosegue padre Miraglio: "Se già nel passato le cittadine di provincia non avevano strutture in grado di soddisfare i bisogni minimi nel campo sanitario, comunque c'erano delle strutture, degli ospedali. Ad esempio a Jérémie, la città dove io lavoro da ormai quasi vent'anni, era fornita di un ospedale sicuramente malfunzionante, sicuramente con grosse difficoltà, ma che riusciva comunque ancora ad offrire qualche servizio, ad aiutare la popolazione, senza sicuramente poter gestire i casi più gravi, ma comunque essere in grado di gestire l'ordinario, le cose più semplici. Purtroppo, a partire dagli ultimi due anni la situazione è veramente crollata. Non c'è più acqua, non c'è luce, non è assolutamente approvvigionato né di materiale sanitario, né di medicinali; la gente deve comprare tutto dalla siringa agli anestetici, agli antibiotici, agli antinfiammatori. Quando si va in ospedale bisogna portare tutto con sé e sapere che si dovrà spendere molto. Negli ultimi tre anni anche a Jérémie ormai il personale sanitario qualificato è ridotto. Molti hanno lasciato e molti se ne sono andati anche definitivamente. Troviamo da una parte la carenza strutturale dell'ospedale, servizi veramente disastrosi, dall'altra il personale che è sempre più demotivato, frustrato. Negli ultimi mesi a Jérémie in ospedale si è assistito spesso in sala operatoria a delle donne venute per partorire, portate in sala parto senza corrente elettrica. Abbiamo avuto parti cesari fatti alla luce di uno smartphone, spesso anche con medicinali in quantità insufficiente; una sala operatoria che funziona malissimo, a singhiozzo, solo per piccoli interventi, dove è facilissimo prendersi qualsiasi tipo di infezione e dove si opera facendo luce con la torcia. Nel pronto soccorso si fanno suture senza anestesia.

Padre Massimo fa riferimento all’importanza che la Giornata di Raccolta del Farmaco ha anche per la realtà di Jérémie. “Da molti anni io, come Camilliano che ha scelto di essere accanto alle persone malate e povere, porto avanti un servizio in cui distribuisco gratuitamente medicinali venuti dall'Italia. Tutte le sere, termino la giornata, accogliendo appunto decine di persone che vengono con prescrizioni mediche chiedendo medicinali. In questi ultimi mesi, prima del mio arrivo in Italia, la gente era di gran lunga aumentata. Questa per me è anche un'occasione per ringraziare di cuore tutti coloro che ci aiutano nell'invio di medicinali in occasione della Giornata mondiale del Malato e di questa attività che il Banco Farmaceutico da tanti anni porta avanti con grande successo. I farmaci non vengono inviati solamente a strutture e associazioni in Italia ma anche a quanti vivono in Paesi come Haiti, estremamente poveri e che hanno un bisogno estremo. Non è da sottovalutare il fatto che nei Paesi più poveri la qualità dei medicinali che si trova sul mercato è pessima. La maggior parte di quelli che si trovano in Haiti sono prodotti in Paesi dove non c'è assolutamente controllo. Oppure vengono prodotti in Paesi diciamo del primo mondo ma fatti per essere esportati in Paesi poveri, dove non c'è nessun tipo di controllo e quindi di una bassissima qualità. Ne consegue che l’attività del Banco Farmaceutico, che appunto ogni anno viene celebrata in occasione anche della Giornata mondiale del malato, è un'attività preziosissima perché ci permette di raccogliere farmaci di qualità per sostenere le nostre attività a supporto della popolazione.”

“In merito all’impegno che porto avanti da 18 anni a Jérémie, abbiamo iniziato diversi anni fa la costruzione del piccolo ospedale che purtroppo non abbiamo ancora completato a causa della situazione in cui si trova il Paese, la difficoltà di portare volontari dall’Italia che collaborino insieme alla gente locale, a tecnici locali, a muratori locali. Purtroppo, per motivi di sicurezza, negli ultimi tre anni abbiamo dovuto interrompere i lavori e il flusso di volontari che venivano a dare una mano perché è troppo pericoloso. Solo nel 2023 si contano almeno 6 mila sequestri di persona per estorsione, quelli sono quelli dichiarati, ma ce ne sono almeno altrettanti che non sono stati dichiarati.”

“Oltre alla missione che porto avanti insieme ai miei collaboratori, dal mese di agosto 2023 sono anche parroco di Pourcine, una località in montagna dove appunto le necessità nel campo sanitario sono immense. E’ un luogo molto remoto nelle montagne, ed è molto difficile da raggiungere. Da Jérémie per arrivare a Pourcine, vicino al Pic Macaya, la seconda montagna del Paese a 2400 mt di altezza, ci vogliono almeno 7/8 ore di viaggio, quando siamo fortunati, ma anche di più. Una prima parte la percorriamo su una moto, o su una macchina solida, e poi rimangono circa 3 ore a piedi almeno per arrivare. Quindi immaginate i bisogni in una località così remota, totalmente priva di un ambulatorio e molto distante dall'ospedale di Jérémie, oltre che a diverse ore di marcia da un primo piccolo ambulatorio che spesso però non è in grado di fare quasi nulla. Rimane dunque una priorità della Parrocchia quella di costruire al più presto un dispensario per venire incontro ai bisogni essenziali in campo sanitario della popolazione.”

“Giornate e attività come queste promosse dal Banco Farmaceutico sono molto importanti perché aiutano a portare speranza e a sostenere gli sforzi di tutti coloro che, anche in Haiti, non vogliono arrendersi a questa situazione ma vogliono lottare, combattere per ritornare alla luce, per tornare a vivere in un modo normale, per ricominciare con le loro attività. Gli aiuti che ci arrivano attraverso questi farmaci sono importanti per sostenere il nostro servizio in un momento così difficile per la gente; per poter continuare a sperare, a lottare perché un giorno Haiti possa finalmente rialzarsi ed essere nuovamente un Paese dove la gente può vivere anche se con mezzi ridotti ma con dignità.”

Il territorio, composto da un villaggio e 17 frazioni, dove si trova la nuova parrocchia “Nostra Signora del Perpetuo Soccorso” a Pourcine ha in padre Massimo, originario di Borgo San Dalmazzo, provincia di Cuneo, il primo parroco (vedi Agenzia Fides 28/9/2023).

(Agenzia Fides 9/2/2024)

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