Seoul (Agenzia Fides) - “I primi evangelizzatori della ‘Terra della Calma Mattutina’ furono laici e studiosi che impararono la dottrina cristiana senza l’aiuto di missionari stranieri". Erano persone che "hanno scoperto la fede nel contesto del loro lavoro amministrativo e accademico, una testimonianza dell'aspetto pubblico che è profondamente radicata nell’essere discepoli di Cristo in Corea”. E' stata una testimonianza di fede che è andata "fino in fondo", fino al martirio. Sono aspetti che l'Arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario del Vaticano per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali, ha sottolineato durante l'Eucarestia celebrata ieri, 21 novembre, nel Santuario di Seosomun, nel corso delle sua visita in Corea del Sud (dal 20 al 23 novembre), in occasione del 60° anniversario delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Corea del Sud.
Il Santuario Seosomun riveste un'importanza storica come sito che commemora i primi martiri coreani, 103 dei quali furono proclamati santi da San Giovanni Paolo II, il 6 maggio 1984 in Corea. La messa al Santuario di Seosomun è servita per ricordare in modo toccante i sacrifici compiuti da questi martiri e la resilienza della comunità cattolica coreana: nella sua omelia Mons. Gallagher ha voluto attingere alla ricca storia della comunità cattolica coreana, rimarcando il contributo offerto al benessere civico, sociale e integrale della nazione.
Alla celebrazione eucaristica erano presenti Peter Soon-taek Chung, Arcivescovo di Seoul e Matthias Yong-hoon Ri, Vescovo di Suwon e Presidente della Conferenza episcopale della Corea, nonchè rappresentanti delle autorità civili, accanto a sacerdoti, religiosi e fedeli della comunità ecclesiale.
L’Arcivescovo Gallagher ha aggiunto: “Il tratto operoso e dinamico che distingue la comunità cattolica coreana è una risorsa preziosa, che plasma profondamente la vita attraverso associazioni, enti di beneficenza e istituzioni educative. Facciamo tesoro di questo ricco patrimonio e portiamo avanti l’eredità di coloro che, mossi da una profonda fede cattolica, hanno gettato le basi per un impegno duraturo a favore della società”.
Facendo eco, poi, alla memoria della Presentazione della Vergine Maria, l'Arcivescovo Gallagher ha affermato: "La consacrazione di Maria al Signore ha aperto a tutti gli uomini l'accesso alla grazia e ha dato vita ad una nuova comunità di fratelli e sorelle in Cristo: allo stesso modo, la fede e la devozione di ogni cristiano ha il potenziale per portare frutti abbondanti per l’intera famiglia umana”.
La celebrazione è stata "una testimonianza della duratura amicizia e collaborazione tra la Santa Sede e la Corea del Sud", e "ha offerto un momento unico di riflessione e unità, celebrando 60 anni di valori condivisi e rispetto reciproco", riferisce una nota dell'Arcidiocesi di Seoul, ricordando che, nella cultura coreana, il numero 60 riveste un significato particolare, evocando “il passaggio a un nuovo ciclo vitale e a una fase di maggior pienezza”.
Nei giorni precedenti, il Segretario per i Rapporti con gli Stati è intervenuto a un Simposio di studio, tenutosi a Seoul, dove ha rimarcato che il lavoro diplomatico mira a costruire stabilità, sicurezza e pace, "una pace che non sia mero equilibrio di forze ma fondata sulla giustizia".
In sessant’anni di storia delle relazioni tra Corea e Santa Sede, ci sono stati tre viaggi apostolici di pontefici in Corea del Sud: quelli di Giovanni Paolo II nel 1984 e nel 1989; quello di Papa Francesco nel 2014. Altrettante sono state le visite di capi di Stato coreani in Vaticano: il presidente Kim Dae-jung nel 2000; il presidente Moon Jae-in nel 2018 e nel 2021, a testimonianza della solidità delle relazioni reciproche.
(PA) (Agenzia Fides 22/11/2023)