Ulaanbaatar (Agenzia Fides) - Mettere radici nello spazio e nel tempo della Mongolia del presente e del futuro, per chiedere al Signore di continuare a fiorire. È questo il momento imparagonabile che stanno vivendo i fratelli e le sorelle della comunità cattolica cinese, colto e raccontato nel terzo video-reportage prodotto per l’Agenzia Fides da Teresa Tseng Kuang yi in vista del viaggio di Papa Francesco in Mongolia (1-4 settembre). Dalle immagini e dalle testimonianze che scorrono nel video affiora il volto di una piccola Chiesa missionaria, e si colgono i tratti elementari di ogni autentica dinamica apostolica.
Il nuovo rifiorire della comunità cristiana nella Prefettura apostolica di Ulaanbataar, tratteggiato dalle parole del Vescovo Prefetto, il Cardinale Giorgio Marengo, attinge ancora il suo slancio germinale dal dono grato e gratuito di tanti missionari e missionarie arrivati da vicino e da lontano. Uomini e donne che continuano a avanzare nel cammino aperto dal missionario di Scheut Wenceslao Selga Padilla (1949-2018), primo Prefetto apostolico di Ulaanbaatar, che ha dato la vita per la missione in Mongolia.
L’attrattiva dell’avventura missionaria in terra mongola unisce identità, sensibilità culturali e temperamenti diversi in una comunità missionaria composita e vivace. Il Cardinale Marengo, missionario della Consolata, richiama anche in numeri benedetta “piccola via” percorsa finora dalla “ripartenza” della Chiesa cattolica in Mongolia: 9 luoghi di culto ufficialmente riconosciuti dalle autorità, sparsi nel Paese; 30 suore e 25 sacerdoti di varia provenienza, due sacerdoti locali, circa 1500 battezzati. Strutture sinodali semplici, funzionali e flessibili, come il Consiglio pastorale e il “Consiglio missionario”: perché «una Chiesa che cammina insieme» annota padre Marengo «è una Chiesa che si ferma ad ascoltare innanzitutto la voce del Signore, ma anche ascoltare le voci reciproche», e trovare con discernimento condiviso le strade per «servire il Vangelo in Mongolia, nell’oggi».
La piccola Chiesa che chiede al Signore di mettere radici per continuare a fiorire in terra mongola ha anche il volto di Tserenkhand Sanjaajav, il sacerdote mongolo, vice-parroco della cattedrale di Ulaanbaatar, e della sua disarmante testimonianza fatta di parole semplici e essenziali: ha incontrato il cristianesimo grazie alle Suore di Madre Teresa, ha ricevuto il battesimo nel 2003, è confortato dal fatto che anche Abramo, nostro padre nella fede, apparteneva come lui a una «cultura nomade», e adesso sente che la sua vocazione e missione è anche quella di «connettere la nostra cultura con la fede della Chiesa». Si tratta - osserva il Cardinale Marengo - di un «processo lento, progressivo, che richiede molta pazienza, molta preghiera, molto dialogo». E il tempo a venire è dato proprio per «approfondire continuamente la fede» e così offrire alle persone anche «la possibilità di esprimere la propria fede nelle categorie culturali che sono proprie di questo popolo».
Lontano da ogni astrattezza e intellettualismo, la testimonianza della piccola Chiesa missionaria di Mongolia si fa carico della concretezza delle urgenze e povertà materiali e spirituali del popolo, e prende la forma delle opere di carità e misericordia, per il bene di tutti. «A onor del vero» - riconosce il Prefetto apostolico di Ulaanbaatar - in Mongolia «tantissime persone hanno comunque ricevuto un qualcosa dal contatto con la Chiesa, al di là delle loro scelte di fede personali». Il Cardinale missionario ricorda che in termini statistici più del 70% di energie e risorse spese in iniziative ecclesiali «sono impiegate proprio in questo tipo di attività». Richiama la cura nel promuovere la nascita di vocazioni locali, perché «da questo radicamento si può sperare che la Chiesa continui a fiorire come è successo finora». E annuncia la prossima inaugurazione - atto affidato a Papa Francesco, alla fine della sua visita in Mongolia - della «Casa della Misericordia», struttura d’accoglienza sorta anche grazie al contributo di Catholic Mission in Australia, le Pontificie Opere Missionarie australiane (vedi Fides 12/7/2023). La “Casa della Misericordia” - osserva nel video-reportage il Cardinale Marengo - «vorrebbe proprio essere l'espressione comune della Chiesa locale nel campo dell'assistenza, dell’aiuto alle persone più in difficoltà. Una specie di porto di mare, dove chi veramente fa fatica nella vita, per varie ragioni, sa di poter trovare qualcuno che lo ascolta, che cerca di dare qualche risposta alle sue difficoltà». (Agenzia Fides 2/8/2023)