VATICANO - "Antiquum ministerium", frutto del Concilio Vaticano II

sabato, 13 maggio 2023

di Stefano Lodigiani

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Se dopo il Concilio Vaticano I (1870) si vede emergere la figura del catechista e il fiorire di un vasto movimento catechistico, la spinta propulsiva all’istituzione di ministeri affidati ai laici (tra i quali, in ordine di tempo, quello del catechista è per ora l’ultimo) viene dal Concilio Vaticano II (1962-1965), con la sua profonda riflessione sulla realtà della Chiesa (“Tutti gli uomini sono chiamati a formare il popolo di Dio”, Lumen gentium 2; “La Chiesa durante il suo pellegrinaggio sulla terra è per sua natura missionaria”, Ad Gentes 2) e sul ruolo che in essa compete ai laici.

L’immagine di Chiesa scaturita dal Concilio è profondamente segnata dalla ministerialità, cioè dall’articolazione in “ministeri”, servizi resi stabilmente alla comunità, non riservati a pochi membri, ma distribuiti con varietà e larghezza. I fedeli sono chiamati a partecipare attivamente alla vita e alla missione della Chiesa, nella ricchezza e nella diversità dei doni elargiti dallo Spirito Santo. Accanto al sacerdozio ministeriale o gerarchico viene riscoperto e valorizzato il sacerdozio comune dei fedeli, secondo la prima lettera di Pietro (1Pt 2,9).

Con la Lettera apostolica “Ministeria quaedam” del 15 agosto 1972, Papa Paolo VI pose mano, nella linea indicata dal Concilio, al riordino di quelli che fino ad allora erano chiamati “ordini minori”: funzioni o ministeri di antichissima origine, detti “minori” in quanto conferiti senza il sacramento dell’ordine ma che avevano finito per essere riservati in modo pressoché esclusivo a chi si preparava al sacerdozio. Lo spiega l’inizio della Lettera apostolica: “Fin dai tempi più antichi furono istituiti dalla Chiesa alcuni ministeri al fine di prestare debitamente a Dio il culto sacro e di offrire, secondo le necessità, un servizio al popolo di Dio. Con essi erano affidati ai fedeli, perché li esercitassero, degli uffici di carattere liturgico e caritativo a seconda delle varie circostanze. Il conferimento di tali uffici spesso avveniva mediante un particolare rito, col quale il fedele, ottenuta la benedizione di Dio, era costituito in una speciale classe o grado per adempiere una determinata funzione ecclesiastica”.

Paolo VI stabilì che quelli che fino ad allora erano chiamati ordini minori, per l'avvenire avrebbero dovuto essere detti “ministeri”. I ministeri possono essere affidati anche ai laici, in modo che non siano più considerati come riservati ai candidati al sacramento dell'Ordine. Abolendo alcuni degli antichi “ordini minori”, i ministeri che dovevano essere mantenuti in tutta la Chiesa latina, adattati alle necessità correnti, erano due: quello del Lettore e quello dell'Accolito. Il Lettore per l'ufficio di proclamare la parola di Dio nell'assemblea liturgica, l'Accolito per curare il servizio dell'altare. Ministeria quaedam ricorda che “l'istituzione del Lettore e dell'Accolito, secondo la veneranda tradizione della Chiesa, è riservata agli uomini” (n.7). I ministeri sono conferiti dall'Ordinario del luogo o dal Superiore maggiore negli istituti religiosi, con un apposito rito liturgico.

Nella Lettera al Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede del 10 gennaio 2021, Papa Francesco ricorda: “In alcuni casi il ministero ha la sua origine in uno specifico sacramento, l’Ordine sacro: si tratta dei ministeri “ordinati”, del vescovo, del presbitero, del diacono. In altri casi il ministero è affidato, con un atto liturgico del vescovo, a una persona che ha ricevuto il Battesimo e la Confermazione e nella quale vengono riconosciuti specifici carismi, dopo un adeguato cammino di preparazione: si parla allora di ministeri “istituiti”. Molti altri servizi ecclesiali o uffici vengono esercitati di fatto da tanti membri della comunità, per il bene della Chiesa, spesso per un lungo periodo e con grande efficacia, senza che sia previsto un rito particolare per il conferimento dell’incarico”.

Nella stessa Lettera il Vescovo di Roma sottolinea che, nella linea di rinnovamento indicata dal Concilio Vaticano II, “si sente sempre più l’urgenza oggi di riscoprire la corresponsabilità di tutti i battezzati nella Chiesa, e in particolar modo la missione del laicato”. Il Documento finale dell’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la regione Pan-Amazzonica (6-27 ottobre 2019), ha segnalato la necessità di pensare a “nuovi cammini per la ministerialità ecclesiale”, “non solo per la Chiesa amazzonica, bensì per tutta la Chiesa, nella varietà delle situazioni… È la Chiesa degli uomini e delle donne battezzati che dobbiamo consolidare promuovendo la ministerialità e, soprattutto, la consapevolezza della dignità battesimale” (n. 95). Papa Francesco, dopo aver esposto i motivi che finora hanno riservato questi ministeri agli uomini, stabilisce che “possano essere istituti come Lettori o Accoliti non solo uomini ma anche donne”.

Pochi mesi dopo, il 10 maggio 2021, viene pubblicata la Lettera Apostolica "Antiquum ministerium" con la quale viene istituito nella Chiesa il ministero di catechista. “Fin dai suoi inizi la comunità cristiana ha sperimentato una diffusa forma di ministerialità che si è resa concreta nel servizio di uomini e donne i quali, obbedienti all’azione dello Spirito Santo, hanno dedicato la loro vita per l’edificazione della Chiesa” (n.2). “L’intera storia dell’evangelizzazione di questi due millenni mostra con grande evidenza quanto sia stata efficace la missione dei catechisti” (n.3). “È bene che al ministero istituito di Catechista siano chiamati uomini e donne di profonda fede e maturità umana, che abbiano un’attiva partecipazione alla vita della comunità cristiana, che siano capaci di accoglienza, generosità e vita di comunione fraterna, che ricevano la dovuta formazione biblica, teologica, pastorale e pedagogica per essere comunicatori attenti della verità della fede, e che abbiano già maturato una previa esperienza di catechesi” (n.8).
(Agenzia Fides 13/5/2023)


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