AFRICA/NIGER - Le comunità cristiane di base, strumento semplice per annunciare il Vangelo

martedì, 14 febbraio 2023

RC

Dosso (Agenzia Fides) – “Vorrei parlarvi delle nostre comunità cristiane di base che operano, pare, normalmente in tutte le missioni della diocesi tranne che a Dosso”, scrive p. Rafael Casamayor dal Niger. “Siamo partiti lo scorso anno con grande impegno e determinazione. Ogni quindici giorni un gruppo di cristiani di un villaggio si riunisce in casa di uno di loro per pregare, leggere il Vangelo e semplicemente commentarlo, scambiarsi idee, esperienze, parlare della vita cristiana, sostenersi a vicenda all'interno di una società musulmana che in genere non rende facile esprimersi” (vedi Agenzia Fides 7/1/2022).
“Non è un percorso facile dato che abbiamo tutti vedute molto diverse, - aggiunge il sacerdote della Società per le Missioni Africane - ma piano piano stiamo riuscendo a ‘rompere il ghiaccio’. La gente sembra felice di poter avere scambi di opinioni, condividere e stare in compagnia”.
La diocesi di Niamey ha istituito le ‘comunità cristiane di base’ (CCB) come metodo e strumento di evangelizzazione e di organizzazione della vita parrocchiale. “A Dosso sono cinque e corrispondono ad altrettanti settori della città. La diocesi va avanti così da qualche anno. Un tentativo è stato fatto anche a Dosso ma pare che non abbia dato il risultato sperato, ora ci riproviamo” dice p. Casamayor.
“Questo metodo e organizzazione della vita cristiana ci viene dall'America Latina e ha trovato la sua eco in diversi Paesi africani con notevole successo. Ho avuto modo di avvalermene quando ero in missione a Banikani, Benin, di iniziarla a Gaya e ora a Dosso.”
“La nostra comunità cristiana è piuttosto eterogenea, la maggior parte sono immigrati di diverse etnie dal Benin, dal Togo o dal Burkina e, sebbene molti di loro siano già nati qui, mantengono i loro legami e la loro mente radicati alle origini. In Niger – spiega il missionario - la maggior parte dei lavoratori, fabbri, muratori, carpentieri, meccanici, sono beninesi e vivono di sacrifici inimmaginabili. Il resto per loro è secondario. Tuttavia, insistendo, incoraggiando in mille modi e usando pazienza e umorismo, laddove possibile, sembra che si stiano ‘adeguando’, facendo il segno della croce... L'altro giorno parlavamo del Vangelo della domenica precedente, sulle beatitudini: "Beati i poveri... quelli che piangono... quelli che hanno fame e sete di giustizia”... e subito si sono fermati ai perseguitati. ‘Padre – mi ha detto Abele, bravo fabbro che presiede la comunità – siamo perseguitati perché cristiani, perché non preghiamo, non digiuniamo, perché siamo pagani. Dicono così, gli dà fastidio che non siamo musulmani e cercano di convertirci a tutti i costi offrendoci lavoro, affari, promettendoci oro e tutto quello che gli viene in mente’. ‘È vero, aggiunge un altro, ma non tutti, c'è chi ci stima, chi capisce il nostro modo di vivere la fede e alcuni addirittura si dicono ipocriti.’
Non è facile essere cristiani in Niger, soprattutto dopo la crescente influenza dei movimenti jihadisti o gli incendi delle chiese del gennaio 2015. “Ci sembra molto positivo lo sviluppo di comunità cristiane di base dove i cristiani trovano sostegno, solidarietà, incoraggiamento e persino gioia quando si incontrano con le loro famiglie, famiglie diverse, e condividono la loro fede.”
(RC/AP) (14/2/2023 Agenzia Fides)


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