Roma (Agenzia Fides) – “Le notizie che giungono dal Nicaragua mi hanno addolorato non poco e non posso qui non ricordare con preoccupazione il Vescovo di Matagalpa, Mons. Rolando Álvarez, a cui voglio tanto bene, condannato a 26 anni di carcere, e anche le persone che sono state deportate negli Stati Uniti. Prego per loro e per tutti quelli che soffrono in quella cara Nazione, e chiedo la vostra preghiera.” Con queste parole il Santo Padre Francesco ha ricordato dopo l’Angelus di domenica 12 febbraio, la grave situazione del Paese latinoamericano, quindi ha proseguito: “Domandiamo inoltre al Signore, per l’intercessione dell’Immacolata Vergine Maria, di aprire i cuori dei responsabili politici e di tutti i cittadini alla sincera ricerca della pace, che nasce dalla verità, dalla giustizia, dalla libertà e dall’amore e si raggiunge attraverso l’esercizio paziente del dialogo. Preghiamo insieme la Madonna. [Ave Maria]”.
Anche l’Arcivescovo Miguel Cabrejos Vidarte, Presidente del Consiglio episcopale latinoamericano e caraibico (Celam), ha espresso solidarietà alla Chiesa del Nicaragua "in questi momenti di prova e di perdita dei diritti dei nostri fratelli e sorelle". Il messaggio assicura la comunione fraterna con quanti "sono ingiustamente privati della libertà in Nicaragua, tra cui il Vescovo Rolando Álvarez e diversi sacerdoti". Per le loro intenzioni e per la loro pronta liberazione verrà offerta l'Eucaristia di apertura dell'Assemblea Regionale dell'America Centrale-Messico della Fase Continentale del Sinodo, lunedì 13 febbraio, nella Cattedrale di San Salvador, dove si trovano le spoglie di San Oscar Arnulfo Romero, Vescovo e martire per amore dei poveri e della Chiesa. Il Presidente del Celam conclude con queste parole: “La Vergine La Purísima, patrona dei nicaraguensi, interceda per i nostri fratelli e sorelle e li mantenga saldi nella speranza, ricordando la promessa di suo Figlio: 'Se rimarrete fedeli alla mia parola, sarete miei veri discepoli e conoscerete la verità e la verità vi farà liberi' (Gv 8, 31-32). Siamo con voi!”
I Vescovi del Cile, esprimendo solidarietà e preghiera alla Chiesa nicaraguense, ritengono che questa condanna faccia parte di una "procedura chiaramente ingiusta, arbitraria e sproporzionata contro Mons. Álvarez, e si aggiunge a molteplici altre misure applicate negli ultimi mesi contro fedeli e organizzazioni cattoliche”. “Tutto questo – evidenziano i Vescovi cileni - in mezzo a varie restrizioni alle libertà civili e politiche e al silenzio delle voci dissidenti del regime, che si è espresso ieri nell'espulsione di oltre 200 nicaraguensi dal loro paese". Al termine della dichiarazione, i Vescovi del Cile sottolineano: “Deploriamo e ripudiamo la situazione vissuta dal Vescovo Álvarez e dalla Chiesa in Nicaragua, che viola i diritti umani, la dignità essenziale della persona e la libertà religiosa. Chiediamo al Signore che in tutto il nostro continente siamo fedeli nell'annuncio del Vangelo e nel servizio dei nostri popoli, mentre invitiamo tutta la Chiesa in Cile a pregare per la Chiesa e il popolo nicaraguense".
Monsignor Rolando Álvarez, Vescovo di Matagalpa e Amministratore apostolico di Estelí, nel nord del Nicaragua, la sera del 10 febbraio è stato condannato a 26 anni e 4 mesi di carcere, privato dei diritti civili in perpetuo, essendosi rifiutato di lasciare il Paese insieme ad altri 222 prigionieri politici espulsi. Il Vescovo è accusato di minare l'integrità nazionale dello Stato e della società nicaraguense. di diffondere notizie false, e di disprezzo delle autorità. Monsignor Álvarez, 56 anni, era agli arresti domiciliari dall’agosto scorso.
Da lungo tempo ormai il regime di Daniel Ortega ha adottato misure repressive contro la Chiesa del Nicaragua, ritenuta non allineata al potere. Sono stati chiusi il canale televisivo della Conferenza episcopale e altri due canali cattolici, oltre a diverse radio cattoliche; è stato ritirato il gradimento (agrément) all’Arcivescovo Waldemar Stanislaw Sommertag, Nunzio Apostolico a Managua dal 2018, imponendogli di lasciare il Paese; sono state impedite processioni e pellegrinaggi; diversi sacerdoti sono stati arrestati con accuse pretestuose; è stata annullata la personalità giuridica di oltre 100 Ong, tra cui l’associazione “Missionarie della Carità” e le suore di Madre Teresa hanno dovuto lasciare il Paese (vedi Fides 23,24,30/5/2022; 3/8/2022).
(SL) (Agenzia Fides 13/2/2023)