ASIA/TURCHIA - Il Vescovo Bizzeti: situazione drammatica. Il terremoto spinga a abbandonare politiche di conflitto

giovedì, 9 febbraio 2023 medio oriente   chiese locali   terremoto   catastrofi naturali   guerre   curdi   geopolitica  

Iskenderun (Agenzia Fides) – Davanti al terremoto che ha annientato migliaia di vite umane e ridotto in macerie interi quartieri tra Siria e Turchia, la tragedia collettiva e il dolore comune di nazioni e popoli diversi «rende ancora più evidente, nel caso non fosse già abbastanza chiaro, che solo muovendoci insieme nella stessa direzione possiamo fare qualcosa di utile. Una tragedia come questa, se fosse guardata con lucidità e realismo, potrebbe diventare un paradossale incentivo alla pace». Con questo sguardo e con questo giudizio il Vescovo Paolo Bizzeti, Vicario apostolico dell’Anatolia, valuta i possibili riflessi del sisma sul groviglio di tensioni, violenze, incursioni armate, settarismi e voracità geopolitiche che si intrecciano proprio nelle aree colpite dall’ultima catastrofe mediorientale.

Ora sono sotto gli occhi di tutti i palazzi sbriciolati, gli affannosi tentativi di soccorrere i sopravvissuti, le paure di nuove scosse e del propagarsi di epidemie. Ma quelle stesse aree vedono da anni confrontarsi e scontrarsi le rivendicazioni del potere di Damasco, le perduranti sacche di resistenza di gruppi d’opposizione e milizie islamiste, progetti autonomisti curdi, incursioni e occupazioni militari turche in chiave anti-curda. Mentre il leader turco Recep Tayyip Erdogan, da anni impegnato a espandere gli scenari del suo protagonismo geopolitico, punta a perpetuare il suo potere ottenendo un altro mandato come Presidente alle elezioni del prossimo 14 maggio.

In questo quadro complicato e pieno di incognite – fa notare il Vescovo Bizzeti - «la popolazione colpita dal terremoto ora ha solo bisogno di aiuti, da qualsiasi parte arrivino. La circostanza tragica che stiamo vivendo, se si guarda correttamente alle cose così come sono, dovrebbe essere per tutti un’occasione per riconoscere che conviene abbattere muri e steccati, divisioni politiche che alla fine non hanno nessun risvolto di bene per la popolazione. Il terremoto è anche un occasione per ripensare le nostre vite insieme, le nostre politiche, orientandole verso la pace».

Intanto, sul terreno – riferisce il Vicario apostolico di Anatolia – «la situazione appare drammatica soprattutto nei centri urbani come Iskenderun e Antakya, dove sono venuti giù palazzi e intere aree abitate costruite senza criterio. La situazione è meno grave nelle aree rurali dove le case sono basse. Le reti di carità legate in vario modo alla Chiesa cattolica – a partire dalla Caritas – si sono sono tutte attivate in aiuto delle popolazioni colpite, e c’è una stretta collaborazione con gli organismi dello Stato. Ma l’area colpita è molto vasta, e non è stato possibile intervenire in maniera tempestiva su tutti i fronti». (GV) (Agenzia Fides 9/2/2023).


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