Bkerké (Agenzia Fides) – Il documento elaborato dall’équipe ecumenica Nakhtar al Hayat (“Scegliamo la vita”) sul presente e il futuro dei cristiani in Medio Oriente trova il pieno sostegno del Patriarcato maronita, che lo assume e ripropone a tutti come un vero e proprio “compagno di strada”, strumento prezioso per favorire un approccio realista, non vittimista e fecondo a problemi e emergenze che connotano la condizione e la vita quotidiana delle comunità cristiane mediorientali. Sono espressioni impegnative e non formali quelle scelte dal Patriarca maronita Béchara Boutros Raï per attestare il proprio appoggio pieno e grato al documento diffuso a settembre da un gruppo di 11 teologi, teologhe e studiosi cristiani mediorientali (vedi Fides 28/9/2021) e intitolato “Cristiani in Medio Oriente: per un rinnovamento delle scelte teologiche, sociali e politiche”.
Il denso contributo, articolato in cento paragrafi, si presenta come un tentativo sistematico di considerare in profondità l’attuale condizione e le prospettive future delle comunità cristiane nel contesto arabo-mediorientale. I contenuti del documento sono esposti e discussi un simposio ospitato nel pomeriggio di mercoledì 30 marzo presso la Sede patriarcale maronita di Bkerké. Aprendo i lavori del simposio, il Patriarca Raï ha suggerito quali sono a suo giudizio i punti di forza del testo di lavoro offerto dall’ équipe ecumenica Nakhtar al Hayat. In quel documento – ha sottolineato il Cardinale libanese – si parte da una diagnosi concreta e realistica della attuale condizione delle comunità cristiane mediorientali, esposta tenendo conto della storia passata, delle tradizioni teologiche e liturgiche delle Chiese del Medio Oriente e dall’attuale contesto mediorientale, con le sue luci e le sue ombre. Il documento – ha proseguito il Patriarca maronita – espone senza rimozioni emergenze e fattori di crisi che segnano il presente e il futuro delle comunità cristiane mediorientali, per poi suggerire con coraggio e spirito profetico anche quali sono le vie da seguire e i cambiamenti da sperimentare per custodire la vivacità della presenza cristiana in Medio Oriente e il suo fecondo contributo al bene dei popoli mediorientali. “Questo documento” ha detto tra l’altro il Patriarca maronita” offre una rotta per noi in tutte le vicende della nostra vita. Il soggetto è la presenza di Cristo stesso in Medio Oriente. E a partire da questo, il documeno si offre anche come una piattaforma per guardare alle emergenze e ai problemi che riguardano la famiglia, la Chiesa, lo Stato e la società”.
Il documento rilanciato dal Patriarca Raï è nato per iniziativa di un gruppo di specialisti in teologia, studi sociali e questioni geopolitiche. Uomini e donne, ministri ordinati e laici, che hanno voluto confrontarsi con franchezza e libertà anche “su questioni che qualcuno può considerare non consone a un dibattito pubblico”. Nell’equipe, che ha assunto come sigla una formula che riecheggia un versetto del Deuteronomio (“Noi scegliamo la vita in abbondanza”), figurano tra gli altri la professoressa Souraya Bechealany, già segretaria generale del Consiglio sulle Chiese del Medio Oriente, il teologo libanese greco-melchita Gabriel Hachem, membro della Commissione Teologica Internazionale e il sacerdote maronita Rouphael Zgheib, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie del Libano.
In Medio Oriente – si legge in alcuni dei passaggi più provocatori del documento (vedi la sintesi proposta da Fides il 28(9/2021) ci sono realtà ecclesiali che “per ottenere assistenza da alcuni gruppi cristiani americani ed europei, adottano idee che militano contro la convivenza, esagerano le sofferenze dei cristiani e promuovono la teoria della persecuzione sistematica da parte dei musulmani”. Altri soggetti ecclesiali puntano tutto sulla strategia della “alleanza tra minoranze” o sulla protezione di regimi autoritari come uniche vie per assicurare la sopravvivenza in Medio Oriente delle comunità cristiane autoctone. Si tratta di scelte e orientamenti fuorvianti, che rischiano di pesare negativamente sul futuro delle presenze cristiane nell’area mediorientale e di rinnegare la stessa missione a cui oggi la Chiesa chiamata nella parte del mondo ha vissuto la sua vita terrena.
Il documento elaborato dal gruppo Nakhtar al Hayat ha richiamato fin dalla sua prima diffusione grande attenzione e commenti positivi da parte di autorevoli esponenti delle comunità cattoliche mediorientali, compresi il Patriarca caldeo Louis Raphael Sako e l’Arcivescovo Michel Sabbah, Patriarca latino emerito di Gerusalemme. Le domande e anche le incertezze che aleggiano sul futuro dei cristiani in Medio Oriente – ha detto tra l’altro il Patriarca Sabbah presentando il documento “non sono innanzitutto una questione di numeri, anche se i numeri sono importanti, ma sono una questione di fede”. (GV) (Agenzia Fides 31/3/2022).