ASIA/PAKISTAN - La società civile al governo: è necessario proteggere le minoranze religiose

martedì, 29 marzo 2022 minoranze religiose   libertà religiosa   società civile  

Lahore (Agenzia Fides) - "È incoraggiante che l'uccisione di Pooja Kumari, una ragazza indù che ha resistito al rapimento, alla conversione forzata e al matrimonio forzato, sia stata ampiamente condannata dalla società civile e dagli individui sui social e sui media mainstream. Le organizzazioni che tutelano i diritti hanno chiesto alle autorità di garantire un'indagine imparziale su questo incidente e un giusto processo legale": lo afferma un comunicato stampa rilasciato da Wajahat Masood e Peter Jacob, rispettivamente presidente e direttore esecutivo del Center for Social Justice (CSJ), rimarcando, d'altro canto, "la mancanza del governo nell'affrontare la violenza di genere e la violenza legata alla religione nel paese".
"E' urgente che il governo adotti politiche specifiche e un piano d'azione nazionale per affrontare l'estremismo, la violenza e la persecuzione delle minoranze" nota il CSJ. La nota inviata a Fides afferma: "Le conversioni forzate violano la libertà religiosa dei cittadini e minano il pluralismo religioso del Pakistan; pertanto il governo dovrebbe affrontare e combattere l'impunità associata a questo fenomeno. Le conversioni forzate di ragazze minorenni, in special modo cristiane e indù, e la violenza di genere sono una pratica antica e persistente in Pakistan".
Nell'ultimo rapporto preparato da CSJ sulle conversioni forzate in Pakistan, inviato a Fides, si nota che nel 2021 sono stati segnalati almeno 78 casi di conversioni forzate o involontarie che hanno coinvolto 39 ragazze o donne indù, 38 cristiane e una sikh, tra cui; 40 casi nella provincia del Sindh, 36 nel Punjab e un caso ciascuno nelle province di Khyber Pakhtunkhwa e Belucistan.
I leader del CSJ osservano: “Gli incidenti sono aumentati dell'80% rispetto al 2020. In particolare, il 33% delle vittime aveva meno di 14 anni e il 76% delle vittime erano minorenni (sotto i 18 anni). Inoltre non è stata menzionata l'età nel 18% dei casi, quindi vi è motivo di ritenere che il 94% delle vittime fossero minorenni. Il cambiamento di fede da parte delle ragazze minorenni la dice lunga sulla vulnerabilità delle persone convertite, e sulla motivazione che spinge i colpevoli. La libertà religiosa di tutti i cittadini è tutelata dall'articolo 20 della Costituzione del Pakistan che concede la libertà di professare la religione: pertanto è illegale e immorale costringere ragazze a cambiare la propria fede ricorrendo a minacce, coercizioni o manipolazioni”. E aggiungono: “Ragazze e donne delle minoranze religiose sono prese di mira a causa delle vulnerabilità sociali e materiali, quindi non possono avvalersi dell'accesso alla giustizia, che gli autori usano per manipolare il sistema giudiziario e farla franca”.
Il CSJ chiede al governo di attuare la dichiarazione dell'Alta Corte di Islamabad, che ha dichiarato i matrimoni di età inferiore ai 18 anni come illegali, anche se formalmente "di propria spontanea volontà". Inoltre, la sentenza della Corte Federale della Sharia statuisce che fissare un'età minima legale per il matrimonio è atto lecito e non è un atto "anti-islamico". Pertanto - si afferma - i legislatori non dovrebbero esitare ad apportare una modifica alle leggi esistenti per prevenire i matrimoni precoci insieme a misure amministrative e procedurali per un'efficace attuazione sulla protezione dei cittadini vulnerabili, nota il CSJ.
La mancata applicazione delle leggi nazionali esistenti e degli articoli del Codice penale del Pakistan (PPC) è un serio ostacolo nella prevenzione di tale pratica: “Il governo deve introdurre misure legali e amministrative efficaci per proteggere le minoranze dai crimini che coinvolgono conversioni forzate, matrimoni forzati con bambine e violenze sessuali in Pakistan”, conclude la dichiarazione.
(AG-PA) (Agenzia Fides 29/3/2022)


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