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Port au Prince (Agenzia Fides) – “Come può un popolo di 12 milioni di abitanti vivere nonostante la catastrofe naturale che il 14 agosto 2021 (vedi Agenzia Fides 25/8/2021) ha devastato le città del sud di Haiti, ma ancor di più i villaggi delle montagne circostanti, alla miseria e alla fame ataviche, alla violenza che dura ormai da diversi anni, all’uccisione del Presidente della Repubblica e alla fiorente industria di sequestri di persona unita alle bande armate che spadroneggiano ovunque”. Padre Antonio Menegon, missionario Camilliano, MI, scrive in merito al fatto che in questi ultimi mesi la violenza delle bande criminali sia aumentata a dismisura e di fatto ‘governino’ il Paese. “Sono uomini, donne, bambini, schiacciati, oppressi dalle avversità, che appena tentano di rialzare il capo, vengono subito ributtati con la faccia nella polvere. Così anche la speranza fatica a sopravvivere!” sottolinea il missionario che è anche presidente della onlus Madian Orizzonti dei MI.
“I nostri Missionari, che in questi 25 anni sono stati sempre accanto alla popolazione affrontando ogni tipo di avversità, negli ultimi mesi hanno dovuto sostenere uno sforzo eccezionale per far fronte all’emergenza umanitaria causata dal terremoto e dalla violenza. A Jérémie si sono trovati di fronte a interi villaggi distrutti e totalmente isolati e alla mancanza di qualsiasi risposta istituzionale, dovendo così organizzare dispensari da campo e cliniche mobili in grado di raggiungere direttamente e velocemente le popolazioni colpite.”
P. Menegon prosegue raccontando che l’ospedale Foyer Saint Camille di Port-auPrince è stato uno dei centri principali dove i missionari hanno accolto le vittime traumatizzate e ferite del terremoto. “Già da subito abbiamo iniziato la ricostruzione partendo da una scuola (vedi Agenzia Fides 28/10/2021), costruita a tempo di record - in un solo mese e mezzo - come segno di futuro e di speranza per i bambini che saranno gli uomini di domani; e subito dopo la scuola è iniziata la costruzione di abitazioni, per coloro che hanno perso tutto.”
Facendo riferimento all’emergenza pandemica mondiale il Camilliano ha aggiunto di quanto quest’anno sia stato difficile per tutti. “Noi Camilliani abbiamo rafforzato il nostro impegno anche in altri Paesi del mondo sia nel campo della salute sia in quello di sostegno alimentare alle famiglie: Burkina Faso, Indonesia, Guatemala.”
“La celebrazione del Natale deve essere un segno di vita, di fiducia e di speranza – auspica p. Menegon in vista delle prossime festività. Questo segno dobbiamo celebrarlo tutti i giorni credendo nell’uomo, difendendo la vita, aiutando chi è nella miseria più nera e nella totale disperazione e questo è ciò che vale veramente, questa è l’autentica celebrazione che piace a Dio: celebrare la vita donando speranza, asciugando lacrime, dando cibo a chi ha fame, salute a chi è ammalato, casa a chi non ha riparo, istruzione e cultura, fondamenti di una società civile, lavoro capace di ridare dignità. Tutto questo significa credere alla vita e diventare moltiplicatori di bontà e di speranza. E allora Natale sia, ma sempre e solo accanto non solo al bambino del presepio, ma a tutti i bambini in carne e ossa che hanno il sacrosanto diritto di vivere una vita degna di ogni essere umano. Tutti insieme faremo la differenza. Solo così Dio sarà con noi, al nostro fianco per aiutarci a non smarrire la strada dell’amore, l’unica strada che ci può salvare.”
(AM/AP) (Agenzia Fides 11/12/2021)