VATICANO - Festa di San Francesco Saverio: “Moltissimi non si fanno cristiani solamente perché manca chi li faccia cristiani”

giovedì, 3 dicembre 2020 santi   animazione missionaria  

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - La Chiesa e il mondo missionario festeggiano oggi, 3 dicembre, San Francesco Saverio (Javier 1506 – isola di Sancian 1552), tra i primi discepoli di Sant’Ignazio di Loyola, che fece parte del nucleo di fondazione della Compagnia di Gesù. Vissuto appena 46 anni e 8 mesi, compì in poco più di 10 anni un lavoro missionario incredibile, portando il Vangelo a contatto con le grandi culture orientali, adattandolo all'indole delle varie popolazioni. Nei suoi viaggi missionari toccò l'India e il Giappone, morì mentre si accingeva a diffondere il messaggio di Cristo in Cina.
Per il suo ardore missionario nel 1748 venne dichiarato Patrono dell’Oriente, nel 1904 della Pontificia Opera della Propagazione della Fede e nel 1927 di tutte le missioni, insieme a Santa Teresa di Gesù Bambino. Numerosi sono gli istituti missionari, maschili e femminili, che lo hanno scelto come modello di vita e di apostolato, come anche i seminari, gli istituti e le associazioni a lui intitolate.
Francesco Saverio è detto anche “il San Paolo delle Indie”, in quanto la sua opera missionaria fu decisiva per lo sviluppo del cristianesimo in Asia meridionale. Nella prima Lettera ai Corinzi l’Apostolo Paolo affermava “Non è per me un vanto predicare il Vangelo; è per me un dovere, guai a me se non predicassi il Vangelo!” (1Cor 9,16). Francesco Saverio ha fatto suo l’anelito di Paolo, e lo stesso grido è risuonato con vigore dalla bocca del Papa Giovanni Paolo II, all’inizio della sua Enciclica Redemptoris Missio. Dopo duemila anni di cristianesimo è ancora quel grido che Papa Francesco oggi rilancia con rinnovata attualità ed urgenza, nella Esortazione apostolica Evangelii Gaudium, chiamando tutti i battezzati a prendere coscienza di essere “discepoli missionari”.
Nel suo breve ma intenso decennio di impegno missionario, San Francesco Saverio non si risparmiò, come racconta nelle sue Lettere a sant'Ignazio: “Talmente grande è la moltitudine dei convertiti che sovente le braccia mi dolgono tanto hanno battezzato e non ho più voce e forza di ripetere il Credo e i comandamenti nella loro lingua”. Nonostante questi risultati, che si potrebbero ritenere umanamente positivi e gratificanti, il suo cruccio era che “Moltissimi, in questi luoghi, non si fanno ora cristiani solamente perché manca chi li faccia cristiani”. Anche qui possiamo leggere un riverbero dell’Apostolo Paolo: “Ma come potranno invocare il Signore, se non hanno creduto? E come potranno credere in lui, se non ne hanno sentito parlare? E come ne sentiranno parlare, se nessuno lo annunzia? E chi lo annunzierà, se nessuno è inviato a questo scopo?” (Rm 10,14-15).
In questi giorni di dicembre dell’anno 1927, sotto la protezione di San Francesco Saverio, venivano pubblicati i primi dispacci della neonata “Agenzia Fides”, voluta dal Consiglio Superiore Generale della Pontificia Opera della Propagazione della Fede, che si poneva a servizio della missione attraverso l’informazione, perché il popolo di Dio potesse conoscere la situazione delle missioni e gli argomenti religiosi e sociali delle missioni stesse.
Più di trent’anni dopo, il Concilio Vaticano II riconosceva il contributo dei mezzi di comunicazione sociale “a estendere e a consolidare il Regno di Dio” (Inter mirifica, 2). “Perché tutti e singoli i fedeli conoscano adeguatamente la condizione attuale della Chiesa nel mondo e giunga loro la voce delle moltitudini che gridano: «Aiutateci», bisogna offrir loro dei ragguagli di carattere missionario con l'ausilio anche dei mezzi di comunicazione sociale: sentiranno così come cosa propria l'attività missionaria, apriranno il cuore di fronte alle necessità tanto vaste e profonde degli uomini e potranno venir loro in aiuto. È necessario altresì coordinare queste notizie e cooperare con gli organismi nazionali e internazionali” (Ad Gentes, 36). In occasione dei 50 anni dell’Agenzia Fides, il 3 dicembre 1977, l’allora Prefetto di Propaganda Fide, il Card. Agnelo Rossi, rilevava: “La Fides è stata senza dubbio l’organo di stampa che ha reso il più vasto e qualificato servizio missionario di informazione e di animazione per tutta la Chiesa”.
Ai nostri giorni un impressionante volume di informazioni rimbalza senza sosta da una parte all’altra dei cinque continenti, e tutte vengono bruciate rapidamente. I rischi sono tanti, come la progressiva incapacità di approfondimento di temi e situazioni, aspetto particolarmente rilevante per il mondo missionario, o la realtà di tanti popoli tagliati fuori dal circuito informativo per motivi che a noi appaiono quasi banali, come la mancanza di energia elettrica. Nel panorama delle sfide poste oggi al mondo dei media, e in particolare a quelli che si dedicano alla causa dell’annuncio del Vangelo e non alla vendita di prodotti commerciali, l’Agenzia Fides intende continuare a raccontare la vita delle missioni e di quanti annunciano Gesù Cristo, perché non manchino i missionari e il sostegno alle missioni, nella consapevolezza che “la gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”. (EG1). (SL) (Agenzia Fides 3/12/2020)


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