VATICANO - Giovanni Paolo II e la Madonna

martedì, 5 aprile 2005

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Fin dalle origini della sua vocazione il Papa riconosce un intervento mariano: raccontando la sua esperienza di bambino e di studente nel libro “Dono e Mistero”, Giovanni Paolo II descrive la venerazione per la Madre di Gesù che fin da piccolo imparò nella famiglia e nella parrocchia a Wadowice. Ogni mattina, il giovane Karol, si recava in preghiera prima delle lezioni presso una cappella della parrocchia dedicata alla Madre del Perpetuo Soccorso. A circa dieci anni, continua a raccontare il Pontefice, ricevette lo scapolare della Madonna del Carmine presso un monastero carmelitano sulla collina presso la città natale. Dopo la maturità classica tuttavia, entrato in un gruppo chiamato “Rosario Vivo” nella parrocchia salesiana, sorse nel futuro Papa il dubbio che la sua devozione mariana incidesse negativamente sul culto dovuto a Cristo. Scrive infatti: “Ero già convinto che Maria ci conduce a Cristo, ma in quel periodo cominciai a capire che anche Cristo ci conduce a sua Madre. Ci fu un momento in cui misi in qualche modo in discussione il mio culto per Maria ritenendo che esso, dilatandosi eccessivamente, finisse per compromettere la supremazia del culto dovuto a Cristo” (Dono e Mistero, p. 38). La perplessità suscitata in Giovanni Paolo II da questo dubbio fu superata attraverso la lettura e la meditazione del “Trattato della vera devozione alla Santa Vergine” di san Luigi Maria Grignion de Montfort: “Sotto la guida sapiente di san Luigi Maria compresi che, se si vive il mistero di Maria in Cristo, tale rischio [di compromettere la supremazia di Cristo] non sussiste. Il pensiero mariologico del Santo, infatti, è radicato nel Mistero trinitario e nella verità dell’Incarnazione del Verbo di Dio. […] La dottrina di questo Santo ha esercitato un influsso profondo sulla devozione mariana di molti fedeli e sulla mia propria vita. Si tratta di una dottrina vissuta, di notevole profondità ascetica e mistica, espressa con uno stile vivo e ardente, che utilizza spesso immagini e simboli.” (Lettera ai religiosi e religiose delle Famiglie Monfortane dell’8 dicembre 2003, n. 1). (Agenzia Fides 05/04/2005)


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