AFRICA/BURUNDI - Dubbi dell’opposizione burundese sulla mediazione di Museveni

giovedì, 16 luglio 2015

Bujumbura (Agenzia Fides)- “L’opposizione burundese non ha fiducia nel mediatore scelto dalla Comunità dell’Africa Orientale, il Presidente dell’Uganda, Yoweri Museveni, per cercare di dipanare la crisi politica del nostro Paese. Come facciamo credere in lui, dicono gli oppositori, visto che non è un uomo democratico, essendo Presidente dell’Uganda da circa 30 anni senza interruzione ed ha messo in carcere i suoi oppositori?” dicono all’Agenzia Fides fonti locali da Bujumbura.
Museveni si era recato il 15 luglio nella capitale del Burundi, dove ha proposto la creazione di un governo di unità nazionale come soluzione per far uscire il Paese dalla crisi originata dalla decisione del Presidente uscente Pierre Nkurunziza di presentarsi per un terzo mandato alle prossime elezioni, in violazione della Costituzione
“Museveni è stato tra i promotori degli Accordi di Arusha, ma agli occhi dell’opposizione non sembra che li stia difendendo molto” affermano le nostre fonti. Gli accordi di Arusha che hanno messo fine alla guerra civile burundese, prevedono tra l’altro solo due mandanti presidenziali consecutivi, una norma che è stata poi inserita nella Costituzione.
“Museveni ha incontrato esponenti dell’opposizione politica, della società civile e rappresentanti religiosi, tranne quelli della Chiesa cattolica. Il Vicario Generale di Bujumbura era stato invitato all’ultimo momento, ma questi ha risposto che non poteva partecipare all’incontro senza un invito formale e un mandato preciso da parte della Conferenza Episcopale” aggiungono le fonti.
I Vescovi, come noto, hanno preso una posizione molto netta in difesa del rispetto della regola dei due mandati (vedi Fides 7/3/2015).
“Siamo in uno stallo pericoloso, perché ormai si sono formati alcuni gruppi di ribelli. Lo stesso Museveni ha potuto sentire colpi d’armi di fuoco durante la visita a Bujumbura. È pure vero che le notizie diffusa dal governo sull’arresto di centinaia di presunti ribelli in armi appaiono esagerate. Ma con la maggior parte delle radio indipendenti chiuse l’unica emittente ancora in attività è la radio nazionale in mano al governo ed è quindi difficile farsi un’opinione precisa di quel che accade, specie nelle province” concludono le fonti di Fides. (L.M.) (Agenzia Fides 16/7/2015)


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